Nomadi Sei campi «tollerati» saranno smantellati

Sono venti le aree prese in considerazione dal Comune per ospitare i campi nomadi. E tra queste ci sono Settecamini e Castel di Guido. Una scelta fatta «non con criteri politici, ma tecnici, come le dimensioni e la vicinanza a servizi come le scuole», spiega l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Roma, Sveva Belviso, che ieri pomeriggio ha partecipato alla riunione in prefettura con il prefetto nonché commissario straordinario all’emergenza nomadi, Giuseppe Pecoraro, alcuni sindaci dell’hinterland capitolino e alcuni presidenti di municipio. L’assessore ha spiegato che le aeree individuate sono «per la maggior parte di proprietà comunali: una scelta fatta per non pagare ulteriori affitti cosa fatta dalla precedente amministrazione». Belviso ha spiegato che «nel comune di Roma ci sono sette campi legali, circa 60 abusivi e 15 tollerati, ovvero quelli di cui si è preso atto con una delibera comunale. Tra questi ultimi sei saranno smantellati per problemi di sicurezza. Tra questi ultimi in primo luogo c’è Casilino 900, poi Tor de’ Cenci, Foro Italico, Monachina, La Martora e Boiardo». L’assessore ha, infine, affermato che il progetto del Comune prevede «la realizzazione di tre insediamenti che ospiteranno circa 400 persone. Questo è il nostro piano che abbiamo già consegnato al prefetto, spetterà a lui la decisione finale». «L’obiettivo, in linea con quanto previsto dal ministero dell’Interno - spiega Fabrizio Santori, presidente della commissione Sicurezza - è procedere entro giugno alla chiusura dei campi nomadi abusivi».
La riunione di ieri ha soddisfatto i presidenti di municipio: «È stata imboccata la direzione giusta. Siamo disponibili a collaborare e a fare la nostra parte», hanno detto quelli di centrodestra Sara De Angelis (II), Cristiano Bonelli (IV), Massimiliano Lorenzotti (VIII); Pasquale Calzetta (XII), Giacomo Vizzani (XIII), Daniele Giannini (XVIII), Alfredo Milioni (XIX) e Gianni Giacomini (XX). I comuni attorno a Roma, come Pomezia e Fiumicino, hanno invece ribadito il loro no a ospitare insediamenti di nomadi.

«Ho l’impressione che non ci si è resi conto dell’opportunità di dialogo offerta: con le precedenti amministrazioni gli spostamenti dei campi nomadi avvenivano dalla sera alla mattina senza dialogo», l’amara considerazione di Belviso.

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