Cronaca locale

Via il nome di Tito dalla via Ferretto: ho insistito 3 anni

«Finalmente il consiglio comunale mi ha dato ragione. Non era possibile intitolare una strada all’artefice delle foibe»

Paola Fucilieri

«È una mia battaglia, ci tenevo molto. E finalmente il Consiglio Comunale di Cornaredo ha messo fine a quella che era una vera e propria vergogna nazionale. Com’era possibile festeggiare il 10 febbraio, la giornata del ricordo, e poi intitolare una via al maresciallo Tito?».
È molto soddisfatta Silvia Ferretto. Sono ben tre anni che il consigliere regionale di Alleanza Nazionale denuncia l’esistenza della via intitolata al maresciallo Tito a Cornaredo, chiedendo che venga dedicata ad altri, magari ai martiri delle foibe. Quest’anno il consiglio comunale ha ascoltato la voce della Ferretto e quella di tanti altri, scandalizzati da sempre dal nome di quella via.
«Ogni anno, da tre anni, il 10 febbraio andavo a Cornaredo e sulla scritta “via maresciallo Tito“ applicavo un’etichetta adesiva, un foglietto sostitutivo con la scritta “via dei martiri del maresciallo Tito“ - spiega la Ferretto -. Dalla prima volta, nel 2002, non venne fatto nulla. Per questo decisi di intervenire di nuovo, personalmente. Come ho fatto poi puntualmente negli anni successivi. E sempre in occasione della giornata del ricordo».
«Considero veramente vergognoso – continua l’esponente regionale di An – che in Italia siano presenti vie dedicate a Tito, un dittatore che si è reso responsabile del dramma delle foibe e dell’esodo forzato di 350mila istriani, fiumani e dalmati, costretti a lasciare le proprie case, la propria terra e la propria cultura per sfuggire alle persecuzioni dopo la rottura tra il maresciallo e Stalin».
«Delle foibe e della tanta vessata questione giuliana, peraltro, - prosegue la Ferretto - si continua a non parlare nemmeno sui libri di testo scuola, o se ne parla mistificandolo con la conseguenza che moltissime persone non sanno neanche chi sia Tito o cosa siano le foibe.
«Ho inviato un mio dossier sulle foibe a tutti gli istituti superiori milanesi - spiega Ferretto - con la speranza di poter contribuire a far conoscere una pagina di storia a troppi ancora sconosciuta e abbattere un muro di silenzio che deve essere al più presto abbattuto».
Silvia Ferretto ha scritto anche la sua recente tesi di laurea sulle foibe, «La storia sepolta di una tragedia italiana», premiata a dicembre, a Verona, come migliore opera della sezione “nuove ricerche attualizzazione e divulgazione della storia taciuta” dall’Associazione nazionale Venezia Giulia Dalmazia.
«Scelsi quell’ argomento, lo stesso su cui Giampaolo Pansa ha pubblicato un libro, “I prigionieri del silenzio“, perché ciò che è avvenuto in quelle terre rappresenta una delle più grandi ingiustizie nella storia dell’Italia: ricordare queste pagine di storia dimenticate è un passo importante per superare la cultura dell’odio ed arrivare finalmente ad una memoria condivisa».
Un argomento sul quale la Ferretto l’anno scorso, a marzo, scrisse anche un’accorata lettera aperta all’onorevole dei Comunisti Italiani Armando Cossutta.
«È ancora convinto, come mi disse nel corso di una trasmissione televisiva tanti anni fa, che nelle foibe siano finiti “solo fascisti e nazisti”. E ho voluto rammentargli che, invece, furono tanti comunisti, suoi compagni di partito, a fare quella fine, esponenti della Resistenza Italiana e membri del Comitato di Liberazione Nazionale.

È possibile che ancora oggi non sappia che nelle foibe finirono oltre 12mila persone, uomini, donne e perfino bambini, la cui unica colpa era di essere “etnodiversi”, come usava definirli l’ex ministro di Tito, Vasa Cubrilovic?».

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