Roma

Nomine Asl, l’epurato Condò: «Vincerò il ricorso»

Si profilano risarcimenti per danni di immagine

Antonella Aldrighetti

È una levata di scudi che presto chiamerà in ballo il presidente Marrazzo quella che si profila all’orizzonte dopo le nomine, da parte della Giunta ulivista, dei nuovi direttori generali delle Asl. A insidiare i provvedimenti varati sono proprio loro, gli «epurati», i vecchi manager che per contratto, peraltro di diritto privato, sarebbero dovuti rimanere in carica fino a tutto il 2006 e che, stando a quanto qualcuno di loro ha già detto, ricorreranno in buona parte al Tar e al giudice del lavoro.
Sott’accusa proprio quell’articolo 55 comma 4 dello Statuto regionale che, invocando lo spoil system, darebbe diritto all’operazione di «repulisti». «Ma che non sta in piedi - precisa Franco Condò, direttore uscente dell’Asl Roma E - e men che mai nel mio caso, visto che il contratto è al secondo rinnovo». Motivo che implica anche l’impossibilità di porre il manager sotto ulteriore procedimento valutativo.
Ma torniamo all’ipotesi di illegittimità sulle nuove nomine. «Contando inesistenti i presupposti sulla decadenza contrattuale siamo sicuri di vincere il giudizio nel merito - spiega l’avvocato di Condò, Guido De Santis -. È curioso riuscire a capire come mai la giunta Marrazzo si sia esposta al rischio di veder decaduti i decreti di nomina che andrà a firmare. Se avessero concordato la risoluzione contrattuale saremmo stati disponibili al dialogo». E si sarebbe evitata la «cascata» di ricorsi da parte dei direttori amministrativi e dei direttori sanitari. Ipotesi avallata dalla Fials-Confsal per bocca del segretario regionale Gianni Romano, che sottolinea: «In caso di vittoria dei manager dinanzi al Tar o al tribunale ordinario, il ricorso del personale dirigente diventa un automatismo di rigore. Ci sconcerta - aggiunge Romano - che il rimborso in entrambi i casi dovrà essere prelevato direttamente dalle tasche dei cittadini. Qui non stiamo solo parlando del fatto che dovranno essere onorati gli stipendi concordati dal contratto fino all’ultimo centesimo: ci sono da conteggiare pure i danni d’immagine e i danni morali. Cifre importanti». E di beffa alla finanza pubblica parla pure Condò: «È la cittadinanza che dovrà pagare questo sistema irrispettoso delle regole fissate da una legge nazionale».
Scorrendo le opinioni dei manager (compresa quella di Domenico Alessio, del San Camillo Forlanini, raccolta qualche giorno fa) il quadro che si va a profilare è di mancata applicazione di una visione tecnico-qualitativa e capacità gestionale, oltre che lo scavalcamento pressoché «totalitario» della giurisprudenza più spicciola, in favore della mera espressione politica di questa o quella cordata che ha portato all’elezione dell’ex mezzobusto Rai. Il panorama diventa ancora più tetro se si vanno a cercare risposte nella «casa di vetro»: il silenzio è assordante. L’unico dato certo sta nella pubblicazione degli elenchi di quanti, fra i 400 partecipanti al bando, sono stati ritenuti idonei, e non sul Bollettino regionale. Quanto al fatto che il governatore abbia o no firmato i decreti di nomina di quanti prenderanno servizio il 16 agosto, si sa poco o niente. Cosicché le modalità d’espressione della giunta si concludono nella totale noncuranza del diritto di replica alle accuse mosse dai manager.

«E - aggiunge Condò - alle lettere scritte all’assessore alla Sanità Augusto Battaglia».

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