Nomine: risiko nella maggioranza Ed è subito derby sull'Agricoltura

In pole position Bricolo, capogruppo del carroccio al Senato. A Galan potrebbe andare un ministero importante

Nomine: risiko nella maggioranza 
Ed è subito derby sull'Agricoltura

Roma - «Rimpasto», «rimpastino», «verifica», «giro di valzer». Si può scegliere il sinonimo o la perifrasi più calzante, ma non sarà certo un innovatore come Silvio Berlusconi a piegarsi a vecchi rituali da prima Repubblica (ravvivati dal traballante biennio prodiano) come le defatiganti trattative per un rimescolamento della compagine governativa all’indomani della vittoriosa tornata regionale. Se nel 2005 il Cavaliere accettò malvolentieri le vecchie alchimie folliniane causa sconfitta, non si può pensare che accada lo stesso cinque anni dopo in seguito a una vittoria tanto bella quanto inattesa.

Eppure qualche «aggiustamento» sarà necessario. In primo luogo perché il governatore uscente del Veneto, Giancarlo Galan, dopo il passo indietro nei confronti di Luca Zaia, merita riconoscenza. L’opzione più logica sarebbe quella della «staffetta» con il suo successore. Il Carroccio, tuttavia, di mollare il ministero delle Politiche agricole non ne vuol sapere, gli serve una «sponda» romana nonostante un impegno sottoscritto con Berlusconi a cederlo in caso di vittoria in Piemonte e Veneto. In pole position il capogruppo al Senato, Federico Bricolo, mentre il Pdl avanza le candidature di Paolo Scarpa Bonazza Buora e di Enzo Ghigo.

A dire il vero un’altra casella libera ci sarebbe: è quella dei Rapporti con le Regioni lasciata libera da Raffaele Fitto dopo la sconfitta del «suo» candidato Rocco Palese, azzoppato più dalla concorrenza interna di Adriana Poli Bortone (che il premier avrebbe voluto recuperare alla causa) che da Nichi Vendola. Ma è libera solo virtualmente: nel Consiglio dei ministri di oggi è probabile che le dimissioni vengano respinte. Anche perché la sconfitta pugliese alle Regionali è una dolorosa parentesi dopo anni di vittorie schiaccianti. Vittorie che hanno portato al Pdl la circoscrizione elettorale più grande per numero di parlamentari eletti. E non è un caso che uno dei forzisti storici come Mario Valducci ieri abbia manifestato la propria solidarietà al ministro.

Eventuali ulteriori spostamenti, allo stato dell’arte, non sono da escludere. Ma il loro concretarsi dipenderà dall’esito del confronto in agenda dopo Pasqua tra Berlusconi e il cofondatore del Pdl Gianfranco Fini. Certo, la vittoria alle regionali rende tutto un po’ meno complicato. Non è peregrino, tuttavia, continuare a ipotizzare uno snellimento della macchina-partito, magari con un coordinatore unico e un vice. In quel caso, come anticipato ieri dal Giornale, potrebbero generarsi una serie di movimenti: Sandro Bondi al partito affiancato da Italo Bocchino e Giancarlo Galan ai Beni culturali o allo Sviluppo economico nel caso in cui si recuperasse la solida esperienza organizzativa di Claudio Scajola.

Sono e restano ipotesi. Chi conosce il Transatlantico sa bene che un rimpasto modificherebbe tanti, troppi equilibri. Ecco perché alla fine si potrebbe «traslare» il passato manageriale di Galan alla presidenza di uno dei gruppi a partecipazione pubblica che vedranno i propri consigli rinnovati: Enel, Eni e Ferrovie dello Stato. Nei corridoi della Camera circolano anche indiscrezioni sulla nomina di nuovi sottosegretari sia perché qualche ministro lamenta carenze sia perché si potrebbe valorizzare il contributo elettorale di alleati vecchi e nuovi (non a caso è circolato il nome di Francesco Storace che tuttavia ha dichiarato di non essere interessato). Tuttavia il Pdl sa bene che ciò rappresenterebbe un piccolo sgarbo istituzionale nei confronti del capo dello Stato che di recente ha firmato l’allargamento della pattuglia da 60 a 65 unità e del quale si è molto apprezzato il rinvio del «collegato» sul lavoro a urne chiuse.

Preso atto delle smentite di rito, bisogna comunque registrare i rumor su un passaggio di testimone tra Fabrizio Cicchitto e Maurizio Lupi alla guida del gruppo Pdl alla Camera.

Sono boatos di Transatlantico, malumori di deputati per qualche incidente occorso alla maggioranza. A ogni modo, prima dell’incontro tra Berlusconi e Fini, della convocazione degli organi di partito e della calendarizzazione delle riforme, a partire dalla giustizia, gli equilibri non dovrebbero modificarsi.

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