R eal Inter e Ronaldo in copertina. Cè dellaltro, a voler essere pignoli, molto altro se non avessimo sul cuore il macigno per il destino carogna riservato a Filippo Raciti e nelle orecchie le parole esemplari di sua moglie Marisa, una donna coi fiocchi da portare in giro per le scuole del Belpaese come testo di educazione civica. Cè infatti da spedire sms di complimenti agli allenatori di Reggina e Empoli, la provincia elevata al rango di protagonista, capaci di regalarsi una domenica trionfale. Chi a Palermo addirittura, come i toscani di Cagni, chi nella Torino granata come la Reggina dei signor nessuno, frenata dalla penalizzazione. Senza, la squadra di Mazzarri, sarebbe in zona Champions. Real Inter e Ronaldo la fanno da padroni in un pomeriggio triste che si trascina dietro leffetto malefico dellultimo venerdì nerissimo del calcio italiano. Stadi aperti semideserti, i fischi della curva romanista durante il raccoglimento: è questo il sintomo, evidente, di una malattia terminale che si spande dalle scuole alle piazze, fino alle curve. La prima risposta degli addetti ai lavori è esemplare: zero sceneggiate, a San Siro neanche un ammonito, qualche simulazione galeotta (il vecchio Balleri), rare le polemiche, azzerate le discussioni sugli sfondoni degli arbitri. Conta anche questo comportamento virtuoso su una domenica dai toni bassi, molto bassi. Ma non è il caso di illudersi. Fondamentale, nelle prossime settimane, non abbassare le difese, a stadi riaperti, e curve riorganizzate. Perché il provvedimento azzeccato dalla coppia Amato-Melandri è uno solo: labolizione dei viaggi degli ultrà. Il resto è fumo, fumo negli occhi. E concentrarsi sui tornelli invece di valutare la sicurezza complessiva di uno stadio è un errore fatale.
Resta la Real Inter, allora. Larmata di Mancini, alla 15ª sequenza, si mette sul piedistallo del leggendario squadrone spagnolo. Vince a porte aperte e chiuse. Vince nella circostanza anche se Sicignano, il portiere del Chievo, le spalanca la sua di porta con cortesia.
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