Cronaca locale

"Non baratto il Tibet per un voto all’Expo"

Formigoni sfida la Cina: "La libertà è un valore non negoziabile. Abbiamo fatto un lavoro colossale: vinceremo". Quattro giorni al verdetto del Bie. Presentata la Borsa alimentare: favorirà gli scambi tra i Paesi in via di sviluppo e quelli industrializzati

Milano si gioca molto, ma non l’anima. Mancano soltanto quattro giorni al verdetto del Bie che dovrà decidere a chi assegnare l’Expo 2015. Le due candidate, Milano e Smirne, mostrano i muscoli e oliano gli ultimi canali diplomatici. Oggi vola a Parigi il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, per due giorni di colloqui intensissimi. È ottimista: «Parlerò con i rappresentanti di decine di Stati che hanno chiesto di vedermi - fa sapere - assieme al sindaco Moratti abbiamo fatto un lavoro colossale, e lunedì spero che vedremo il risultato positivo di questo lavoro». Lo sforzo di persuasione degli indecisi, però, si ferma di fronte alla difesa di valori «non barattabili» neanche con un successo milanese a Parigi. Anche a costo di urtare la suscettibilità del «gigante cinese», infatti, Formigoni ieri ha presenziato all’esposizione sul Pirellone di un manifesto dedicato alla libertà del Tibet. «Per noi - ha risposto a chi ipotizzava una “ritorsione“ di Pechino - il rispetto per la persona e la non violenza sono valori non negoziabili, è per questo senza ostilità nei confronti di nessuno esprimiamo la nostra solidarietà al Tibet».

Il grande manifesto quattro metri per quattro - voluto all’unanimità dal Consiglio regionale - ritrae le proteste dei monaci tibetani: «Rappresenta la libertà del Tibet che da tempo è oggetto di una pesante repressione da parte delle autorità cinesi - ha detto Formigoni - e segnala una volta di più la dimensione internazionale della nostra regione, che vuole trattenere rapporti di collaborazione pacifica con tutto il mondo». «Il Dalai Lama - ha aggiunto il governatore - è un personaggio carismatico che rappresenta da decenni l’istanza di autonomia del suo popolo. È un uomo non violento che chiede dialogo e rispetto per il suo popolo. La Cina non avrebbe voluto che lo incontrassi. Io mi onoro di averlo fatto in diverse occasioni, anche negli scorsi mesi, per esprimere la piena solidarietà dei lombardi a queste istanze di autonomia, di libertà e di rispetto. Nello stesso tempo continuo a trattenere rapporti con la Cina, a cui dico che vogliamo libertà per il Tibet come per la Birmania».

Sull’ipotesi di boicottaggio delle Olimpiadi Formigoni è molto prudente: «La strada da privilegiare è chiedere alla Cina di adeguarsi alla politica dei diritti umani praticata in tutto il mondo civile.

La Cina chiede di far parte del consesso internazionale, lo ha fatto anche volendo organizzare le Olimpiadi, ora si adegui agli standard di rispetto dei diritti umani».

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