Anche Giulio Tremonti vede profilarsi un 2009 peggiore del 2008. Non vi è più differenza tra le previsioni del ministro dell’Economia e quelle del governatore della Banca d’Italia. Gli elettori che andranno alle urne nel 2009 per votare i parlamentari europei e le amministrazioni locali si troveranno di fronte una situazione economica peggiorata rispetto a quella delle elezioni politiche del 2008. Democrazia, mercato e Stato sociale sono sempre andati insieme: un modello consolidato oggi giunge a un punto d’inattesa difficoltà.
Accadrà così che il livello economico della vita e la sua gestione sociale saranno al primo punto nelle valutazioni degli elettori, sopra ogni altra questione: sia il testamento biologico che il federalismo fiscale perderanno il loro fascino primario di fronte alla crisi dei redditi e dei consumi.
Si può pensare che ciò possa dar luogo alla protesta sociale: qualche segno di ciò si è visto nei tumulti in Grecia e in Francia. Ma, in realtà, la crisi del livello di vita non dà luogo a una protesta sociale: ognuno si trova solo con il suo problema e non pensa che un movimento collettivo possa risolvere la sua condizione individuale.
La sinistra era forte sul tema della protesta quando il capitalismo era in fiore e quando il fattore lavoro incideva profondamente sul rendimento dell’economia. Ma nella crisi di sistema, che si chiami essa recessione o depressione, il fattore lavoro non è più un elemento decisionale per la tenuta del sistema stesso. E quindi la protesta e la piazza non sono più strumenti utili, e lo sciopero diviene un’arma spuntata.
È pensando invece a uno scenario sociale agitato che si è mossa la Cgil con le sue manifestazioni di piazza. Essa ha dovuto pagare la sua scelta con la rottura dell’unità sindacale e non ha potuto che appellarsi alle altre confederazioni, che hanno scelto una via diversa.
È significativo che gli studenti abbiano potuto costruire l’Onda, anche se questa è risultata ben altro dall’Onda «anomala» ipotizzata da Micromega, e si è dissolta rapidamente con le feste del Natale. Ma gli studenti sono ancora una categoria protetta e hanno potuto fare un’azione di piazza. Quello che non è pensabile è che coloro che hanno un contratto a tempo determinato possano scegliere un’azione di protesta: non lo possono fare a causa della loro debolezza sociale. Tale debolezza è stata causata proprio dai sindacati confederali e autonomi, che hanno puntato tutto su un sistema di Stato sociale fondato su coloro che lavorano o hanno lavorato, e quindi hanno fatto delle pensioni la forma sociale di protezione che determina gran parte della spesa pubblica.
Franceschini pensava forse di utilizzare i precari come soggetto di azione politica e di protesta sociale, ma non ha tenuto conto del fatto che i precari sono un insieme di casi singoli, non fanno massa o movimento. La protezione sociale delle categorie non protette dal sistema è quindi affidata alla politica del governo. Per questo il ministro dell’Economia ha esteso ai precari la protezione istituzionale.
Gli elettori del 2009 voteranno avendo innanzi il problema del futuro globale del Paese. È ben chiaro che il tema posto dalla crisi mondiale è il livello economico dei Paesi occidentali e, in particolare, di quelli europei. Riusciranno essi, in un momento di crisi che vede più forti le potenze asiatiche, a mantenere nel mondo il livello economico e sociale che è ora il loro? Il problema nazionale diviene dunque essenziale, perché è il sistema-Paese ad essere in gioco. Ciò non riguarda soltanto il singolo Stato, ma l’Europa nel suo insieme, che gioca nella crisi il suo posto nell’economia mondiale.
Le elezioni del 2009 saranno affrontate da un elettorato che ha preoccupazioni per il livello di vita dei singoli, inserite in quelle per il livello del sistema-Paese.
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