«Non cadrò come nel ’94 La Lega è alleato fedele»

IL PATTO «Ho parlato con Bossi, non penso a elezioni anticipate. Intercettazioni: magari una stretta nel ddl»

nostro inviato a Bari

È appena finita la conferenza stampa quando Silvio Berlusconi si avventura in strette di mano e saluti con i molti sostenitori presenti prima di fermarsi a scambiare qualche battuta con alcuni giornalisti. Rispetto ai giorni scorsi, il premier sembra più disteso, convinto che la tornata elettorale «spazzerà via» tutte le «insinuazioni e le calunnie» cavalcate in queste ultime settimane da «certa stampa». Così, a chi gli prospetta un paragone tra la situazione attuale e la caduta del suo primo governo, 15 anni fa, il Cavaliere risponde con un gesto eloquente della mano a escludere qualunque raffronto. «Un avviso di garanzia come nel 1994? E perché? Per quale ragione? Qui siamo davanti a calunnie e niente altro». Insomma, «non ci sarà un altro 1994».
Nonostante negli ultimi tempi abbia più d'una volta buttato lì in privato l’ipotesi del «complotto», Berlusconi sembra dunque convinto che «l’assalto mediatico-giudiziario» sia destinato a scemare. Così, il premier non manca di ripetere più volte ai suoi collaboratori una frase sibillina: «Saranno spazzati via dal loro stesso fango». E forse anche per questo quando gli si chiede se pensi o abbia mai pensato di andare ad elezioni anticipate la risposta è netta. «È un’ipotesi che escludo categoricamente», replica secco. Non aggiunge altro, ma è chiaro che seppure l’idea di far saltare il banco gli è passata per la testa, magari nei giorni più difficili della vicenda Noemi, il premier sa bene che quest’arma vale più come strumento di pressione sugli alleati e su chi nella Pdl è impegnato a giocare partite sulla leadership futura che come effettivo deterrente. Per usare le parole di Roberto Maroni, «non si vede perché Silvio dovrebbe andare a quello show down che auspicano i suo nemici». Tra la crisi di governo e le elezioni anticipate, infatti, la strada non è proprio tutta in discesa, visto il passaggio decisamente non incidentale del Quirinale. Perché è il capo dello Stato a sciogliere le Camere e come vanno a finire certe partite - il ’94 insegna - non si sa mai.
Quel che è certo, invece, è che secondo Berlusconi il 6 e 7 giugno ci sarà un deciso cambio di passo. Che forse ha già intravisto ieri a Bari, dove la sua passeggiata per la città è stata accolta da migliaia di sostenitori che applaudivano, cantavano e incitavano. C’era un gruppo di contestatori, certo, ma i numeri e l’entusiasmo di chi ha accompagnato per oltre mezz’ora il Cavaliere per le vie del centro erano decisamente superiori rispetto a quando fece la stessa passeggiata in campagna elettorale. Se le cose andranno come immagina Berlusconi, insomma, dopo il voto il premier rischia di ritrovarsi più forte di prima. Anche perché, ripete a Umberto Bossi durante una telefonata dall’aereo che lo riporta a Roma, «l’asse tra di noi e tra il Pdl e la Lega è più forte che mai». E se vanno di pari passo due partiti che insieme sembrano destinati a superare il 50% dei consensi è chiaro che di margini d’azione per l’opposizione ce ne sono davvero pochi. A quel punto il premier potrebbe proporre anche una modifica del ddl intercettazioni.

Tanto che quando i cronisti gli chiedono se dopo la vicenda delle foto a villa Certosa sia intenzionato ad una stretta, il Cavaliere prende tempo: «Una modifica per tutelare di più la privacy? Non ne abbiamo ancora parlato, ma non lo escludo affatto».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica