Non costruiamo nuovi obbrobri: tutelare i tesori esistenti

Torino è una delle città più belle d’Italia, la sua struttura urbanistica è ancora perfettamente leggibile, i suoi palazzi, le sue chiese sono straordinari monumenti di decoro urbano. È stata violata in alcuni punti: in piazza Valdo Fusi e con gli interventi architettonici di Massimiliano Fuksas, sciatti e già degradati, ai mercati di Porta Palazzo.
Spazi così orrendi sono ancora inutilizzati. Non soddisfatti della cattiva prova, gli amministratori della città e della Regione hanno pensato bene di affidargli anche un grattacielo di insolente modestia, con la ridicola idea di fare più moderna Torino. Nessuna memoria delle belle e intelligenti opere di Mollino e di Gabetti e Isola, ma una struttura modulare tanto costosa quanto modesta: 219 milioni con una parcella di 22 milioni di euro per l’architetto. Una cifra simile non l’hanno mai vista Michelangelo, Palladio, Bernini, Guarini, Iuvarra messi insieme.
Fuksas sì. Diventato ricco con le amministrazioni pubbliche, che l’hanno coperto d’oro, per farsi coprire di merda. Uno scambio perfetto. Adesso iniziano a pentirsi, e cercano di capire come si possono buttare tanti soldi mentre non ce ne sono per garantire la sopravvivenza del patrimonio artistico e monumentale. Basterebbero i soldi della «parcellona» per conservare e restaurare i bellissimi castelli e ricetti della provincia di Novara, molti dimenticati e abbandonati in rovina: penso a quello mirabile di Castellazzo Novarese, in vendita per 200mila euro, e ormai cadente. Penso a quello di Gagliate, al Ricetto di Ghemme, alla fascinosa Villa Marazza di Borgo Manero, al Castello di Oleggio, al borgo di Carpignano Sesia con la mirabile Chiesa di San Pietro, al Castello di Pro, al Castello di Solarolo.
Edifici integri, spesso trascurati, ma non utilizzati. Ho cercato Fabrizio Palenzona, uomo intelligente e veloce, mecenate, banchiere illuminato, che credo disponibile a vedere le condizioni del Castello di Castellazzo Novarese, scandalose per il poco che sarebbe utile per restituire quel bene alla dignità e al pubblico godimento. Oggi il Presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, invoca verifiche e controlli e chiede all’assessore al patrimonio, Giovanna Quaglia, di rivedere la documentazione relativa agli incarichi professionali affidati allo studio di Fuksas. La Quaglia, donna capace, si è già mossa, ma deve evitare di concepire il patrimonio in una visione economicistica che trascura i valori simbolici. Il grattacielo di Fuksas non va fatto perché - se anche paradossalmente fosse un risparmio - è un’umiliazione per una città importante come Torino e una regione ricca di monumenti come il Piemonte. Vada a vedere il miracolo dell’Abbazia di San Nazzaro Sesia, e lo confronti con la mortificazione del progetto di Fuksas. Non si convinca che «l’idea di raggruppare in un unico palazzo le diversi sedi della regione è positiva perché permette all’ente di risparmiare sui costi d’affitto...».
Non è in questi termini che si valuta il patrimonio, ma per la capacità che ha di rappresentare valori ideali e spirituali, senza i quali nessuna economia ha senso.

Perché alla Reggia di Caserta - di Caserta dico - vanno un milione di persone all’anno, e nei castelli del novarese nessuno?
Si interroghi su questo spreco la Quaglia e investa utilmente i danari risparmiati rimandando Fuksas a casa sua. Gli uffici della Regione troveranno miglior sede negli edifici storici restaurati e conservati.

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