«Non ho mai cercato di creare un mio sistema»

«Non ho mai cercato di creare un mio sistema, una mia particolare teologia. Se proprio si vuole parlare di specificità, si tratta semplicemente del fatto che mi propongo di pensare insieme con la fede della Chiesa, e ciò significa pensare soprattutto coi grandi pensatori della fede». Parola di Joseph Ratzinger. La sua cultura è ovviamente vastissima, ma quali sono i libri che gli sono più cari, quelli che l’hanno ispirato di più?
Non possono certo mancare Le Confessioni e La città di Dio di sant’Agostino. Poi si può citare la Lettera al Duca di Norfolk, di John Henry Newman, dedicato al tema della coscienza e della libertà. Così come non può essere omessa l’opera del teologo francese Henri de Lubac, Cattolicismo. Gli aspetti sociali del dogma, citata nell’ultima enciclica Spe salvi per confutare la critica della modernità nei confronti della speranza cristiana, accusata di puro individualismo.
Due sono i testi fondamentali per la formazione di Ratzinger sul cristianesimo delle origini: L’Impero romano e il popolo di Dio, di Endre von Ivanka, e Chiesa e struttura politica del cristianesimo primitivo, di Hugo Rahner. Il futuro Papa aveva particolarmente apprezzato le vite di Gesù di Karl Adam e Giovanni Papini, mentre decisivo è l’incontro a Bonn con il collega Heinrich Schlier, esegeta luterano convertitosi al cattolicesimo e maestro del metodo esegetico storico-filologico, contrario a ogni riduzione intimistica e soltanto interiore dell’evento storico della resurrezione su cui si fonda il cristianesimo. Uno dei suoi libri più noti è Sulla resurrezione di Gesù Cristo.


Certamente importante, per Ratzinger, è stato il libro Abbattere i bastioni, del teologo svizzero Hans Urs von Balthasar, scritto nel 1952, nel quale l’autore sosteneva la necessità che la Chiesa abbandonasse il suo arroccamento per entrare in dialogo con la cultura moderna. Infine non può mancare nell’elenco un altro maestro fondamentale, Romano Guardini, che con il suo volume Lo spirito della liturgia contribuì all’avvio del movimento liturgico.

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