«Ma non è l’opera che deve viaggiare»

Difficile dire chi in questo caso sia la montagna e chi Maometto. Alla fine il «Cristo Morto» del Mantegna andrà a Mantova, ma non senza polemiche. Secondo Stefano Zecchi, presidente dell’Accademia di Brera, sono i turisti che dovrebbero spostarsi e non il capolavoro del maestro padovano. «Se la tela è in grado di viaggiare ben venga il viaggio. In generale, però, ritengo che gli spostamenti delle opere d’arte devono sempre essere giustificati da un motivo preciso: se l’opera, cioè, può contribuire a una migliore comprensione della produzione di un artista o a una nuova interpretazione critica allora è giusto che si muovano. Se, invece, si tratta di mostre turistiche, e questo è il caso - polemizza Zecchi - allora sono i visitatori a doversi spostare. Milano o Brera avrebbero dovuto essere inserite nel percorso, che tocca già tre città».
Perplessa anche Maria Teresa Fiorio, direttore delle Civiche raccolte d’arte e allora sovrintendente della pinacoteca di Brera, fu lei a concedere il prolungamento del prestito del «Cristo Morto» a Mantova nel 2002.
«La procedura adottata è quanto meno anomala - commenta - ed è la prima volta che io ricordi che si verifica una cosa del genere. Forse il ministro ha voluto fare una concessione a una mostra importante e organizzata dallo Stato. Il problema è un altro: di solito i direttori sono reticenti a prestare opere di tale importanza per scrupolo nei confronti dei visitatori. Chi lavora nei musei, però, è abituato a sentirsi contraddire dal ministero». Carla Di Francesco, direttrice dei Beni culturali della Lombardia, non si scompone: «È più che legittimo che il ministero faccia fare una perizia interna e capita anche che i responsi siano diversi tra loro. Le perizie, in fondo, sono pareri.

Se Vittorio Sgarbi avesse chiesto una contro perizia a novembre, quando il prestito era stato negato, si sarebbe potuto operare con più calma e senza polemiche».

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