La Prima della Scala con Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Shostakovich ha convinto quasi tutti. Non Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera.
Onorevole, cosa non l'ha convinta?
"La musica era sublime, come cantanti, coro e orchestra. La nuova governance della Scala ha dato un'ottima prova. Al sovrintendente Ortombina vanno i miei complimenti".
Però?
"Rappresentare una società sovietica degli anni Cinquanta, anche in chiave metaforica, non è né lirica classica né lirica contemporanea. È un immaginario che finisce per produrre l'effetto opposto al voluto".
L'anno prossimo l'apertura sarà con Otello. Promosso?
"Sì. Rappresenta la cultura europea e occidentale. La lirica italiana, patrimonio immateriale Unesco, è una potente arma geopolitica".
La battuta sul "pasticciere trotzkista"?
"Era un riferimento all'ambientazione spostata dalla fabbrica al ristorante. Un immaginario che richiama una certa sinistra che negli anni '70-80 mitizzava l'Urss e sui lo stesso Nanni Moretti - da cui è presa la battuta - ha ironizzato".
La sua critica va oltre la regia insomma.
"Sì. L'apertura della Scala è un manifesto culturale. La cultura è un'infrastruttura geopolitica e deve rappresentare i valori della nostra tradizione. Nessuno contesta la grandezza della cultura russa, ma tre ore e mezza di russo, in un momento in cui i confini europei sono sotto attacco, hanno creato disagio. Molti loggionisti non sono venuti".
Ha detto che l'opera "stride con i valori di rispetto delle donne".
"È singolare proporre un'opera così esplicita su stupri e violenze pochi giorni dopo il 25 novembre".
In che senso è anti-stalinista?
"Shostakovich provava a fare critiche velate al sistema sovietico, ma qui non ci riuscì: nel 1936 la Pravda la stroncò come opera borghese, degenerata e contraria alla cultura stalinista, proprio perché ritraeva una società sovietica corrotta, povera e violenta. Ma nessuno ha sottolineato oggi il sillogismo Stalin-Putin: si rischia l'effetto contrario".
Essere l'unica voce
dissonante che effetto le fa?"Amo la lirica da sempre. Ho lavorato per anni all'Opera di Roma, conosco questo mondo e mi impegno per chi ci lavora. Il coro mi piace solo in scena: nella vita ho l'attitudine all'assolo".