Oggigiorno un soprannumero di scienziati si impegna a più non posso per dimostrarci che non siamo liberi: che quando ci innamoriamo, tiriamo un cazzotto a qualcuno o salviamo una vita, a monte c'è sempre un neurone, un gene, un cromosoma che ha deciso per noi.
Come spiega questo determinismo il genetista Edoardo Boncinelli?
«La domanda è inquadrata in una ideologia in cui sapere equivale a essere schiavi. Ma è l’esatto contrario. Più cose conosco e più elevata è la mia libertà e con essa la mia responsabilità. Sì, esistono delle “condanne” genetiche. Sono le malattie monofattoriali: la distrofia muscolare, la talassemia. Non coprono più dell’un per cento di tutti gli esseri umani. Per i rimanenti, i geni portano solo una “predisposizione” alle malattie, che possono anche non svilupparsi. Dipende pure dallo stile di vita, dipende da noi».
Questo in ambito patologico. Ma in quello morale?
«Essere geneticamente determinati all’omosessualità, a essere dittatori o razzisti, sono tutte invenzioni da gazzettieri. Poco fa ho letto di un gene che predispone alla curiosità, all’istinto esplorativo. Una fandonia. I dati che abbiamo ci mostrano la predisposizione, determinata dai geni, a certi avvenimenti. Niente di più. Non siamo infinitamente liberi, siamo però molto liberi, e quando siamo a conoscenza delle nostre predisposizioni siamo più attenti al nostro comportamento».
È un atto di fede.
«Ma no. Si è detto che i maschi che hanno due cromosomi ipsilon sono predisposti alla violenza. Assurdo: è solo il desiderio, peraltro non condannabile, di scusare chi si comporta male.
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