«Non parlo dell’altra squadra di Milano»

Un paio di citazioni dotte e via. Nel giorno del primo incontro pubblico con l’Inter, Adriano Galliani è riuscito nell’intento di tenere al guinzaglio la lingua e la polemica senza cedere di un centimetro rispetto alla linea della guerra fredda con i morattiani decisa dopo l’accoglienza «cafona» in tribuna d’onore a San Siro e alcune frasi giudicate di cattivo gusto provenienti dal numero uno neroazzurro. Nel salone della Lega professionisti, ieri mattina, all’ora di colazione, «la temperatura era bassina» l’ammissione di qualche testimone oculare. Galliani ha cercato di evitare, accuratamente, il faccia a faccia con Paolillo, armato delle migliori intenzioni («gli stringerò la mano»). Appena il dirigente interista, dopo aver parlato con l’avvocato Cantamessa, si è avvicinato a Galliani, la reazione dell’esponente berlusconiano è stata gelida. «Imbarazzante la scena» secondo alcuni presidenti: niente strette di mano, per esempio e colloquio a muso duro.
La conclusione è una: i rapporti tra Milan e Inter resteranno algidi, ridotti al minimo indispensabile, zero cordialità con il chiarimento che «non c’è niente di personale» nella questione perché gli insulti e le polemiche «hanno riguardato le società». È stato offeso il Milan oltre che la sua delegazione durante il derby. La frase più antipatica del pittoresco repertorio morattiano è l’ultima in ordine cronologico, la chiosa al silenzio rossonero («poverini, cosa volete che dicessero, hanno perso!»). Saranno salvati gli interessi comuni, tipo la società per il consorzio di San Siro. Destino inevitabile come è emerso ieri quando Paolillo ha approvato in toto la posizione dell’avv. Cantamessa sulla divisione dei proventi provenienti dagli sponsor, «ha ragione Leandro, bravo Leandro».
Prima di far sapere a Paolillo che «niente sarà come prima», e di conoscere un altro particolare curioso della famosa assemblea in cui furono deliberati gli spostamenti delle date di coppa Italia (il dirigente interista, prima di lasciare, gli uffici di via Rosellini, affidò la sua delega all’avv. Cantamessa del Milan il quale lo avvisò, «guarda che ho un appuntamento in studio, vado via prima»), Galliani ha chiosato in pubblico la nuova stagione dei rapporti. «Quello che penso lo tengo per me, non ho più voglia di parlare di cose che riguardano l’altra squadra di Milano»: l’Inter non è stata nemmeno citata dal vice Berlusconi. Fu la stessa tattica adottata da Walter Veltroni in campagna elettorale nei confronti di Silvio Berlusconi e non gli valse granché sul piano dei consensi: l’Inter continuerà a vincere lo scudetto ma il Milan non è interessato a questo. La prima citazione è stata dedicata a Dante e alle due sconfitte rimediate dal Milan tra derby e coppa Italia: «il modo ancor m’offende».

La seconda sui tre giorni difficili vissuti dal Milan: «Credo che rimangano i tre giorni del condor» dal film di Pollack. Due citazioni e via lasciando ai cronisti la conferma del mercato («Huntelaar resterà») e del ritorno di Pato («sta benino»).

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