Roma

«Non partire? Vorrebbe dire arrenderci»

Roberto Filibeck

Paura, rabbia, sgomento. Ma anche tanta voglia di reagire. Non c’è rassegnazione a Fiumicino e Ciampino, tra i passeggeri in fila ai banchi accettazione dei voli per Londra, da poche ore nuova città martire del terrorismo internazionale. Uomini d’affari, turisti inglesi di ritorno dalle vacanze trascorse in Italia, ma soprattutto scolaresche in partenza per vacanze-studio a Londra, Manchester e Birmingham: preoccupati, certo, ma non turbati dai tiratori scelti muniti di fucili al laser che presidiavano i banchi accettazione della British Airways. «Da padre - dice Antonio Esposito, il papà di Simone, uno dei tanti liceali in procinto di imbarcarsi sul volo per Londra delle 17,45 - sono molto preoccupato per mio figlio, ma il terrorismo deve spaventarci al punto da indurci a chiuderci in casa. Questo, forse è quello che vorrebbero loro. Quando ho provato a chiedere a mio figlio di rinunciare a partire, lui cosa mi ha risposto: papà, penso che ora come ora quei posti, paradossalmente siano tra i più sicuri del mondo. Come posso dargli torto?».
Di certo per chi doveva andare in Gran Bretagna ieri è stata un’odissea, tra cancellazioni dei voli a causa dello sciopero e controlli particolarmente accurati, con tanto di cani dell’unità antiesplosivo della Polaria. «Certo tutto questo è un po’ inquietante - dice Paola Esposito, una studentessa di 16 anni di un istituto commerciale di Napoli -. Stamane, quando abbiamo appreso degli attentati di Londra sono stata tentata di non partire più. Poi ho sentito telefonicamente i miei compagni di classe e ci siamo detti che non potevamo rinunciare. Ed eccomi qui».
Anche i tanti inglesi che studiano e insegnano al British Council di Roma ieri hanno continuato a vivere come tutti i giorni, tra lezioni e pub, ostentando la tipica tranquillità inglese. Hanno seguito l’esempio di compostezza offerto dai connazionali, gli inglesi residenti e turisti nella capitale che hanno cercato una tv solo per ascoltare il discorso di Blair alla nazione. Per tanti inglesi è stato come ripiombare negli anni bui del terrorismo dell’Ira.

«Pensavamo che certe cose non sarebbero più accadute - dice Brigitte Rossi, insegnante al British Council - ma nessuno poteva immaginare che una bomba avrebbe colpito il cuore di Londra».

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