Harry Potter è di sinistra. L'assemblea costituente del Partito Democratico, riunita in pompa magna a Milano, tira un sospiro di sollievo: adesso finalmente i 2853 delegati hanno un chiaro punto di riferimento. A indicare la strada è Libération, uno dei sacri pulpiti della sinistra europea, il quotidiano fondato da Jean-Paul Sartre, la bibbia tascabile di ogni progressista che si rispetti: in prima pagina ha pubblicato una gigantesca foto del maghetto. E ha indicato la strada: avanti babbani, alla riscossa. Bandiera rossa la trionferà.
A Hogwarts, naturalmente. Da Lenin a Lord Valdemort, dal manifesto di Marx a quello del Grifondoro: il nuovo sol dell'avvenire è il binario 9 e ¾ della stazione di King's Cross. Falce e martello? Addio, anche Rifondazione l'altro giorno ha detto che quegli attrezzi operai non sono più di moda. Vanno sostituiti. Al loro posto metteranno una bacchetta magica? Potteriani di tutto il mondo unitevi: una volta la sinistra guardava verso i soviet, adesso guarda verso il mondo misterioso del Platano Picchiatore e della Stamberga Strillante. Mao? Ho-chi-min? Macché: Albus Silente. Franco Grillini esulta: gli hanno appena detto che il maestro di magia è gay.
Ma c'è poco da scherzare: la crisi di identità della sinistra è una cosa seria. Sono mesi che discutono sulle icone da mettere nell’ipotetico pantheon del Pd: Gramsci? No, troppo comunista. Craxi? No, troppo socialista. Berlinguer? Ti voglio bene, ma non abbastanza. Che Guevara? Quello funziona solo per il marketing no global. Togliatti? Togliamolo. Breznev? Come la temperatura di Potenza al meteo delle 7: non pervenuto. Stalin? Dimentichiamolo. Con settant'anni di ritardo, mase ne sono accorti anche all'Unità che i gulag non erano villaggi vacanze Valtur. Alla fine erano rimaste poche possibilità: Topolino, Paperino, il Gatto con gli Stivali e Braccobaldo. Avrebbero anche preso in considerazione Tex Willer, ma poi sembrava di fare un favore a Cofferati e soprattutto a Bordon. Cip& Ciop? Non andava bene per l'ala cattolica: «Sembra che siamo favorevoli ai Pacs». Biancaneve e i sette nani? S'è subito opposto Prodi, che non accettava di far la parte di Gongolo.
E così arriva come una Libération questo suggerimento molto français: Harry Potter, allons enfants. Praticamente è una magia. Come quelle del maghetto, appunto. Avada Kedavra, Crociatus, Imperius e Sectumsempra: in effetti ci voleva un sortilegio per trovare qualcosa che tenesse insieme un partito che non ha più riferimenti nel suo passato e ne ha fin troppi nel futuro, con una tradizione bocciata dalla storia e un progetto viziato dalla tentazione di essere tutto e il contrario di tutto. Il Pd, come dice Crozza, è il partito del «ma anche»: per chi è con i militari in missione ma anche con i pacifisti che ne chiedono il ritiro, con chi vuole le centrali nucleari ma anche con chi non le vuole, con chi chiede di aumentare le tasse ma anche con chi le vuole ridurre.
Quale può essere il simbolo di un partito così? Un personaggio immaginario, una finzione letteraria. Harry Potter. È perfetto. I 2853 delegati si sono sciroppati ieri alla Fiera di Milano l'ennesima parata pubblicitaria del Pd. Alcuni non avevano nemmeno capito bene perché erano lì. Dal palco hanno parlato di tessere, non tessere, militanti, correnti. Qualcuno s'è rivolto alla platea usando il classico «compagni». Ma non era liquidato pure quel termine, insieme alla Quercia, all'Ulivo, alla Margherita e all'intero giardino botanico della sinistra in fiore? Ma sì, dai: il Pci è sparito, il Pds pure, Ds ormai sta solo per DomenicaSportiva. Poveretti: ovvio che ieri stavano tutti un po' spaesati. Nessuno aveva ancora letto Libération, nessuno aveva capito la nuova linea: avanti Potter.
Adesso lo sanno, possono tirare un sospiro di sollievo. Il Pantheon si ricomincia a popolare: il prossimo passo? Da decidere fra Giucas Casella, Silvan e il mago Otelma.
Così faranno compagnia a Harry. Fra l'altro uno dei migliori incantesimi del maghetto si chiama Petrificus Totalus: immobilizza le persone nel posto in cui sono. Forse sperano di salvare così Prodi. In fondo è bello credere alle illusioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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