Domandarsi se l'America è oggi pronta per Obama alla Casa bianca è un interrogativo retorico. Se 25 milioni di elettori sono andati a votare nelle primarie per indicare il senatore afroamericano, significa che molti americani non hanno problemi. Se i sondaggi danno sistematicamente Obama in vantaggio sul rivale, il dato è significativo. Se milioni di nuovi elettori si registrano per sostenerlo, lo si deve leggere come un'altra spia del consenso. Se sono stati versati oltre 2 milioni di contributi individuali, qualcosa deve pur significare. Le obiezioni che vengono sollevate sono la sua «negritudine» e l'inesperienza. Sul primo punto non si può negare che sussistono sacche popolari - stimate in meno del 10% - che dichiarano che non voterebbero mai per un non-bianco, ma si tratta pur sempre di residui razzisti annidati specialmente tra gli evangelici ultraconservatori del Sud e nei settori più anziani della classe lavoratrice bianca che tendono a scomparire. L'America non è più in bianco e nero. L'integrazione razziale ha fatto passi da gigante per cui oggi Obama rappresenta non il candidato afroamericano ma le idee e i sentimenti che riesce ad esprimere, così come le candidate al femminile valgono per quel che dicono e non per il sesso. Occorre forse ricordare che oggi i neri rappresentano il 14%, i latinos il 16% e gli asiatici il 6% della popolazione Usa, e che tra una diecina di anni i non-bianchi saranno la maggioranza in un società che non ha più rilevanti conflitti razziali? Quanto all'inesperienza, i politologi sanno che non conta tanto e soltanto il presidente-motore dell'esecutivo quanto l'insieme della squadra che viene messa in campo. Del resto, quando sono stati eletti, nessuno dava due soldi ad Harry Truman e Ronald Reagan, che poi si sono rivelati dei grandi presidenti. Che lo si riconosca o no, questa è l'America in cui il regime democratico-liberale con il suo carattere aperto, la mobilità sociale e la capacità di rinnovamento politico, funziona molto bene, non solo formalmente.
La rivendicazione del movimento per i diritti civili degli anni '50 e '60 del ’900 - one man, one vote - è divenuta effettiva. È perciò che l'America è pronta ad accogliere Obama alla Casa bianca se la maggioranza dei cittadini lo vorrà.Non siamo più negli anni '50
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