Abbiamo visto sentito letto questo e quello. Di tutto. Colpi bassi scorrettezze politicizzazioni camarille silenzi imbarazzi proclami cadute di stile confusioni doppigiochi cambi di linea. Che cosa ne sa chi non è ricercatore sulle cellule staminali e del loro comportamento? Che cosa ne sanno i ricercatori? Sanno quello a cui è pervenuta ad oggi la ricerca. Che deve essere libera e corretta.
Non sappiamo se siano più «attive medicalmente» le cellule adulte o quelle embrionali rispetto la cura di certe malattie genetiche, non sappiamo ancora come si potranno comportare a tempo lungo, non abbiamo soprattutto protocolli accertati e accettati dalla comunità scientifica che è divisa.
E allora come e che cosa si può votare? Con lignoranza in cui ci ritroviamo? Non si può votare sì o no solo perché ne discutiamo al bar, leggiamo un giornale, sentiamo la televisione, perché siamo convinti da un amico, suggestionati da un discorso, perché ce lo dice la parrocchia o il partito, perché siamo liberali o democratici, perché sono agnostico o credente.
È in ballo la ragione non la fede, e la ragione ci dice che non sappiamo ancora niente e che dobbiamo temere gli effetti lunghi di una decisione (atto) oggi compiuto. E allora come comportarsi di fronte a questo che più che un referendum popolare per avere più libertà di ricerca medica e scientifica, sembra un referendum tra due partiti di scienziati (Vescovi vs) che vogliono vedere affermata la loro ipotesi? La scienza non è «una scienza esatta». Votare secondo coscienza significa passare in rassegna le «cose» e poi sentire quello che dice la voce universale della coscienza e seguirla anche se una parte di noi non è daccordo.
Votare in coscienza significa avere fiducia nella coscienza, che è lanima mundi, anima hominis, voce oracolare che non inganna.
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