«Non sono contro i trans, ma i sessi restano due»

RomaOnorevole Elisabetta Gardini, nell’immaginario collettivo lei rappresenta un po’ l’ala transfobica...
«Ah... Ancora l’episodio del duello con Wladimiro Guadagno?».
La celebre “guerra dei cessi” con quel suo “vai nei bagni degli uomini” riferito all’ex collega Luxuria.
«Non fu “guerra dei cessi” ma “guerra dei sessi”. Il gesto della toilette aveva soltanto un significato simbolico per ribadire che per me i sessi sono due: uomo e donna. Mentre per altri sono addirittura cinque».
Come cinque?
«Sì: maschile, ermafrodita maschile, ermafrodita femminile, ermafrodita lineare e femminile».
E sarebbero?
«E che ne so? Aspetto un testo chiaro che me lo spieghi. In sintesi, credo culturalmente significhi che maschi e femmine si nasce, ma uomini e donne si diventa».
Torniamo al battibecco del bagno a Montecitorio. All’epoca ha notato delle condanne nei suoi confronti che potevano far trasparire un’indulgenza sospetta nei confronti dei trans?
«Eh, eh... Se mi sta chiedendo se ho saputo o so di qualche ex collega che è andato o va a trans, le rispondo che no. Non lo so e non mi interessa saperlo. Sotto le coperte uno fa ciò che vuole».
Certo, ma Luxuria dice che sarebbero decine gli onorevoli col vizietto.
«Una cosa che ho sentito dire soltanto a lui e forse all’onorevole Grillini. Per me il Transatlantico rimane tutto attaccato, senza trattino».
Di fatto il trans sembra andare di gran moda specie tra i vip, non trova? Ronaldo, Marrazzo, Lapo Elkann e i puttan-tour diventati trans-tour.
«S’è parlato di omosessualità latente, di voglia di trasgressione, di desiderio di scosse: le ragioni sociologiche o psicologiche dei motivi di questa attrazione le lascio agli esperti».
Un tempo il palazzo, il Parlamento, almeno nell’immaginario collettivo era visto come puro, lontano da miserie pasoliniane. Ora non più: è caduto un muro?
«Puro il palazzo non lo è mai stato. Credo che quello che dice lei sia finito con la morte di De Gasperi».
Quindi era come adesso ma allora non si diceva?
«Diciamo che era più netta la separazione tra pubblico e privato. Ora i giornali, le tv, e i media in generale mischiano tutto e sono a caccia di vicende boccaccesche, di vicende estreme, di casi limite».
Perché secondo lei?
«Per dare sfogo a un interesse morboso che è da condannare in toto. Esempio lampante di questo prurito sono le ossessive dieci domande rivolte a Berlusconi da Repubblica».
Ancora non mi ha detto perché, secondo lei, il trans piace così tanto.
«Credo che la curiosità verso di loro sia figlia, anche e soprattutto, del trash televisivo. Ma ripeto: le debolezze umane ci sono sempre state e occorre pietas, non torbida curiosità. Certo, a certe cose bisogna opporsi però».
Tipo?
«All’invadenza di una certa cultura sinistroide e strabica per cui se Povia canta una canzone in cui un gay ritorna eterosessuale è uno scandalo; se fosse accaduto il contrario sarebbe stata una festa».


Lei ora è europarlamentare: che dicono di noi i suoi colleghi a Strasburgo?
«Sul caso Marrazzo noto che la sinistra sta tenendo un basso profilo. Me ne compiaccio perché sono tifosa della linea del pudore. Ma avrei voluto fosse così sempre e per tutti».

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