«Non è stato ai patti Adesso Palmeri si deve dimettere»

«Certo, siamo un po’ preoccupati». Il presidente della Provincia e coordinatore regionale del Pdl Guido Podestà non si nasconde.
Presidente Podestà, acque agitate?
«C’è questo voto in consiglio comunale».
Mica vietato votare contro il centrodestra.
«Beh, un conto era se i finiani rimanevano, come promesso, parte della maggioranza e coerenti al programma di Letizia Moratti»
E invece?
«Noi avevamo creduto alle loro parole, ma questo voto con la sinistra fa cadere le nostre certezze».
Tra chi ha votato contro c’è Manfredi Palmeri, il presidente del consiglio comunale eletto col Pdl.
«A questo punto sarebbe più opportuno che Palmeri si dimettesse».
Anche a Milano c’è un conflitto istituzionale, un piccolo caso Fini?
«Sì. Ovviamente con le dovute proporzioni».
Letizia Moratti dice che può restare al suo posto.
«Capisco il sindaco che cerca di mediare, di tenere una porta aperta».
C’è il rischio di far naufragare il centrodestra?
«A Milano il centrodestra è saldo. Non vedo nessun rischio».
C’è chi li chiama traditori.
«Certo spiace vedere persone che sono state al nostro fianco prendere strade diverse».
Come se lo spiega?
«Seguono una linea tracciata a Roma».
Si allontana anche l’Udc.
«Un caso diverso. Con l’Udc siamo da sempre in sintonia. Ci sono tantissime cose che ci uniscono e poche ci dividono».
Andranno al voto da soli?
«In Regione fino all’ultima volta abbiamo amministrato insieme, in Comune sono ancora nella nostra maggioranza».
La Moratti sarà il vostro candidato?
«Lo abbiamo ripetuto mille volte. E soprattutto l’ha ripetuto Silvio Berlusconi».
Il vicesindaco andrà alla Lega?
«Mi sembra naturale che se due grandi partiti appoggiano un candidato sindaco, al secondo vada il vicesindaco. Almeno in linea di massima».
Non è certo?
«In Provincia sia io che il mio vice Umberto Maerna siamo del Pdl».
Riccardo De Corato può ancora sperare?
«È un ottimo vicesindaco. Stimatissimo dalla Moratti e dai milanesi. Avrà moltissime preferenze».
E allora?
«Ci sono anche altri ruoli altrettanto prestigiosi».
Per esempio?
«Il presidente del consiglio comunale. Per di più un posto vacante».
Allora ce l’ha con Palmeri.
«Non siamo noi che li escludiamo, sono loro ad essersi autoesclusi».
Il caso Gabriele Albertini è chiuso?
«È chiuso».
E le sue critiche al partito?
«Le capisco. In un grande movimento c’è posto per qualunque osservazione».
Quelle di Albertini sono piuttosto pesanti.
«Ci possono stare. Ma strano sarebbe stato vederlo candidato in un altro partito».


Ma non è stato strano vederlo cercare una candidatura in un altro partito con in tasca la tessera del Pdl?
«Sì, è anomalo. Ma almeno questa vicenda è finita nel modo migliore».
Albertini resta nel Pdl?
«Albertini resta nel Pdl».

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