Leggi il settimanale

Non tutti i Tartaglia sono uguali Quando Tonino faceva la vittima

RomaNon tutti i pazzi sono uguali davanti alla legge, specie quella mirabolante di Tonino. Perché se uno va a rovistare in un archivio o in un’emeroteca scopre che quando c’è di mezzo Berlusconi, ma soprattutto Di Pietro, i pesi e le misure si raddoppiano. Ecco perché. 3 maggio 1994: Giuseppe Rizzo, siciliano di 33 anni, dribbla i metal detector del palazzo di giustizia di Milano e con un coltello a serramanico e un laccio d’acciaio si avvicina alla stanza dell’allora principe delle manette. 13 dicembre 2009: Massimo Tartaglia, 42 anni di Cesano Boscone, contesta il premier durante un comizio e gli spacca la faccia con una statuetta di alabastro in piazza del Duomo. 3 maggio 1994: Rizzo, balordo convertito all’Islam, turbante bianco e barba rossa, si fa indicare la stanza della star di Mani Pulite e, cercando in entrare, vaneggia: «Devo parlare con Di Pietro! Il Papa verrà ucciso, verrà un imperatore islamico!». Fortunatamente l’attentatore da operetta s’imbatte in un carabiniere che lo blocca, si accorge dell’arma e lo arresta. Prima che possa fare alcunché, dice: «Sono un guerriero di Dio». Suo padre dirà poi: «Il giudice Di Pietro? Ma lui lo ammira, lo adora assai». 13 dicembre 2009: Tartaglia, sentendo le grida di alcuni contestatori, si avvicina alle transenne che lo separano da Berlusconi e, con in tasca uno spray urticante, una lastra in plexiglass, un crocifisso in gesso e un soprammobile in quarzo, passa all’azione. Sfortunatamente l’attentatore centra in pieno volto il premier con una miniatura del Duomo e gli spacca naso, labbra e denti. Dice: «Non sono nessuno, l’ho colpito perché odio la sua politica». Suo padre dirà poi: «Io, mio figlio, la mia famiglia, abbiamo sempre votato Pd...».
3 maggio 1994: al terzo piano del palazzo di giustizia scoppia la bagarre, accorrono tutti, perfino il big della Procura Francesco Saverio Borrelli. Seppur non minacciato, Di Pietro è sconvolto, pallido, si lamenta: «Mi volevano ammazzare, hanno appena cercato di uccidermi, di farmi fuori». Più tardi, riappare tra i ragazzi della sua scorta e qualcuno giura pure di averlo visto stringere in pugno una mitraglietta. Circostanza, questa, poi smentita da Tonino. Piercamillo Davigo, resosi subito conto che lo psicopatico seppur armato è più simile a un cartone animato che a una minaccia reale, prende per i fondelli il collega: «Dai Anto’, non farla tanto lunga, era solo un pazzo». E lui: «E che? Le coltellate di uno sano erano meglio? È proprio dei pazzi che c’è d’aver paura». 13 dicembre 2009: in piazza del Duomo scoppia la bagarre, il premier colpito è una maschera di sangue, si issa sul predellino della sua auto e cerca di rincuorare la folla facendo vedere che è ancora vivo. Mentre l’auto corre verso l’ospedale San Raffaele, il Cavaliere non si capacita di quanto accaduto e a caldo mormora: «Io voglio bene a tutti, voglio il bene di tutti, non capisco perché mi odino così».
3 maggio 1994: Di Pietro, appena gli tirano fuori la faccenda del povero squilibrato s’incazza di brutto: «Ma mi domando e dico: essere ammazzato da un pazzo mi fa più piacere?». Il suo capo Borrelli gli dà manforte: «Beh... i pazzi possono essere usati... Quando il clima si fa incandescente, sono gli squilibrati i primi a risentirne». 13 dicembre 2009: Rosy Bindi dichiara alla Stampa che «Berlusconi non deve fare la vittima perché da mesi la sua maggioranza cerca di dividere il Paese». Di Pietro afferma a la Repubblica che «il gesto di un matto da legare non modificherà la mia opposizione» e all’Unità che «si cambia la vittima per l’aggressore, quando c’è un governo fascista e piduista per fortuna c’è qualcuno che inizia a fare resistenza».

La dipietrista Sonia Alfano spiega che «non darò mai la solidarietà al premier perché è un frequentatore di minorenni, un piduista, un corruttore, un frequentatore di mafiosi, un uomo che non ha il senso dello Stato». Proprio roba da matti.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica