da Roma
Giulio Tremonti sta ripetendo al Senato - dopo averlo già fatto alla Camera - i contenuti del decreto legge per fronteggiare la crisi finanziaria. E spiega che il governo non intende passare sopra comportamenti irresponsabili; al punto che il provvedimento prevedrebbe anche la rimozione di quei capi azienda qualora lo Stato dovesse intervenire a sostegno delle banche oggetto di speculazione.
Di colpo, però, cambia argomento. E passa al decreto Alitalia, discusso proprio a Palazzo Madama: «Se si immagina che la linea del governo sia quella contenuta da un emendamento che prevede una riduzione della soglia penale per alcune attività di amministratori, si sbaglia. Quellemendamento è fuori dalla logica di questo governo». E annuncia: «O va via lemendamento, o va via il ministro dellEconomia». Insomma, annuncia le dimissioni nellaula del Senato.
Immediatamente, arrivano precisazioni di fonte governativa che spiegano come quellemendamento verrà ritirato. Ma, tecnicamente, non può essere ritirato dallassemblea di Palazzo Madama, che lo ha votato. Ci dovrà pensare la Camera.
La norma messa sotto accusa dal ministro dellEconomia restringe il campo di applicazione delle disposizioni penali in materia fallimentare in caso di dichiarazione di insolvenza. In altre parole, secondo uninterpretazione, avrebbe «salvato» le persone che hanno innescato e/o favorito i casi Parmalat e Cirio. In realtà, lobbiettivo originario (al di là della formula giuridica utilizzata nel testo dellemendamento) era quello di salvaguardare la persona di Augusto Fantozzi che, come commissario dellAlitalia, in assenza dellofferta Cai, si sarebbe dovuto accollare responsabilità civili.
Walter Veltroni sfida la maggioranza: «Noi proporremo un emendamento per abrogare quella disposizione, spero voti con noi anche la maggioranza o almeno una parte di essa». Per il ministro dellEconomia del governo ombra del Pd, Pier Luigi Bersani, «Tremonti non dovrebbe andar via da solo, ma insieme a tutta la maggioranza che ha proposto e votato». Il leader dellIdv, Antonio Di Pietro, la vicenda, «mostra in tutta la sua gravità il comportamento irresponsabile del governo e della maggioranza. Ma, purtroppo, evidenzia anche lincomprensibile ritrosia del Pd ad affrontare finora il problema». Latteggiamento di Di Pietro offre lo spunto a Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl, per osservare come latteggiamento dellopposizione sia strumentale.
Anche perché, spiega in serata una nota del ministero dello Sviluppo economico, la norma contenuta nellemendamento salva-manager sarà corretta durante la discussione a Montecitorio.
Claudio Scajola, osserva che «lequivoco sulla possibile estensione ad altre fattispecie delle salvaguardie previste, per i soli amministratori di Alitalia dal 18 luglio 2007, al fine di garantire la continuità aziendale di Alitalia e il servizio di trasporto aereo, dal decreto sulla ristrutturazione delle grandi aziende in crisi, deriva da un emendamento parlamentare presentato durante il dibattito al Senato».
«Il relatore di maggioranza alla Camera Mario Valducci - prosegue il ministro - ha già dichiarato che linterpretazione estensiva sarà corretta nella lettura a Montecitorio. Sono daccordo con lui: occorre ritornare al testo originario del decreto, che limitava allo specifico caso Alitalia le garanzie per gli amministratori dellultimo periodo».
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