Cronaca locale

"Le nostre case sono precipizi senza ringhiere"

Quarto Oggiaro. Da quattro mesi 250 famiglie di sette condomini comunali vivono tra calcinacci e cavi elettrici. I balconi sono senza protezioni La ditta che doveva ritrutturare gli stabili è sparita. È rimasto un ponteggio abbandonato che serve solo ai ladri per colpire

Benvenuto a casa. Ricordati di non accendere le luci, di non aprire le finestre della sala, di preparare il letto per tuo marito sul divano davanti al televisore nel caso in cui entrassero i ladri. Ma soprattutto: non far uscire i bambini sul balcone. Non ci sono le ringhiere e potrebbero cadere nel vuoto. Quarto Oggiaro, piazzetta Lopez, anzi: via Renato Simoni 3 e via Pascarella 18/20, case di proprietà del Comune di Milano, gestite dalla Gefi Servizi Immobiliari. Qui i lavori di ristrutturazione della facciata e dei balconi di sette condomini si sono arenati quattro mesi fa. Da allora, duecentocinquanta famiglie vivono intrappolate in un’impalcatura senza alcuna protezione. L’impresa che ha vinto l’appalto da più di otto milioni di euro e che ha iniziato l’intervento a settembre 2008, è sparita lasciando gli appartamenti senza finestre e i balconi senza ringhiera. «Se ne sono andati da un giorno all’altro. Il materiale è ancora in giardino. Hanno preso i soldi e ci hanno mollato così». Così significa cinque passi dal salotto al primo ponteggio, sette per arrivare alla botola e alle scalette che collegano gli otto piani dei palazzi. Quattro e mezzo per mettere male il piede e scivolare nel buco tra la lastra dell’impalcatura e il balcone, facendo un salto di ottanta metri.
«E menomale che non soffro di vertigini». La signora Erminia abita al sesto piano di via Simoni da 38 anni. Ma da quando gli operai se ne sono andati, non dorme più. Sui ponteggi di notte ci camminano zingari e ladruncoli, passano da un piano all’altro ed entrano negli appartamenti. «Si immagini lo spavento quando me li sono ritrovati in camera da letto».
Sono tre mesi che le sue nipotine non vengono a trovarla. «E come faccio a farle uscire sul balcone: cadono di sotto». Giura che se a settembre la situazione sarà ancora così, si legherà a un albero. Guarda fuori dalla finestra e le viene una rabbia che non riesce a spiegare. «Ci trattano come vermi. Mi verrebbe voglia di non pagare più l’affitto, ma poi si passa dalla parte del torto. Lo sa che da quando hanno fatto i lavori non posso più accendere la luce in cucina per le infiltrazioni d’acqua. Che nel cassonetto delle tapparelle nuotano scarafaggi e moscerini. Che ci sono i piccioni che lasciano il loro guano ovunque». E l’elenco sembra non finire mai. Si può vivere così? «Abbiamo chiamato i vigili, il Comune e non è venuto nessuno. Ma la Moratti non vede niente? Quelli sono buoni soltanto a farsi belli durante la campagna elettorale, e a dire “Da domani faremo tutto”. Noi aspettiamo ancora quel domani...». In portineria da qualche giorno un cartello dice che una nuova impresa si occuperà delle protezioni ai balconi. «Per ora hanno messo soltanto delle assi di legno provvisorie. Ma i bambini ci salgono sopra. Le usano come scalini e vanno sui ponteggi», spiega Isabella madre di tre figli. Tutto sommato, lei è la più fortunata: abita al primo piano. Mica come Monica, tre bambini di due, otto e undici anni. «Ci hanno dato questo cancelletto dicendo di saldarlo e di metterlo davanti alla portafinestra. Per proteggerci». E come? Il cancelletto è un pezzo di ferro arrugginito, con i tondini tagliati che sporgono ai lati. Sarà alto nemmeno mezzo metro.

A vederlo così appoggiato a quel balcone sospeso nel vuoto, viene da ridere a pensare che possa servire a qualcosa.

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