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Il nostro calcio è sceso in serie B

Abbiamo passato la giornata tra As, Marca e Cadena Ser e alla fine c’è pure scappato un «olè» quando s’è palesato a tarda sera Carlo Ancelotti, o meglio il suo alter ego on line, che - sempre secondo i suddetti bene informati - ha fermato all’ultimo il passaggio di Kakà al Real. Solo che Ancelotti l’avrebbe fatto rilanciando per conto del Chelsea, se la cosa fosse vera, perché naturalmente Ancelotti prima non aveva tempo di telefonare (ma dai...).

Insomma: da una giornata così non ne siamo ancora usciti con una certezza, ma la verità è che quasi certamente il Ricardo rossonero non sarà più tale. Pesano le parole di Silvio Berlusconi («Gli offrono tanti soldi, non so se riusciremo a trattenerlo») e pesa soprattutto la presenza di Adriano Galliani a Madrid, inattesa perché non prevista, prima nascosta con una battuta («sono al mare») e poi ammessa con riserva («Sono alla festa di Perez»). E in effetti Perez stava preparando la festa della sua rielezione facendosi un modico regalo. E il problema è questo: che siano 64,5 milioni, oppure 65, o anche 70, 80 o 113 - quelli che offriva a gennaio il Manchester City - la certezza è che il calcio italiano non conta più: al limite sa solo fare i conti. Ed è inutile nascondersi dietro la mozione degli affetti: da gennaio si dice che Kakà sarebbe diventato un giocatore del Real Madrid e qualche settimana fa lo stesso Marca - di solito ben informato su quello che succede nella Casa Blanca - aveva una prima pagina con un fotone del brasiliano con la scritta cubitale «FICHADO!», cioè acquistato. E poi, se vogliamo, perfino i bookmakers inglesi, che a perdere soldi non ci stanno, avevano chiuso le puntate sul trasferimento perché per le loro fonti era certo, anzi certissimo.

Quindi è inutile che Kakà parta per il Brasile - come ha riportato ieri la Gazzetta dello Sport - dicendo «Io voglio restare al Milan, io» e cioè «se mi vendono lo fanno loro», mentre il padre è già a Madrid con la calcolatrice in mano. Ed è inutile che adesso piangiamo lacrime di coccodrillo per lui, e in futuro magari per Ibrahimovic, quando da tempo sappiamo che il nostro calcio non ce la fa più. Da tempo, mentre lo stesso Adriano Galliani dice che senza una diversa fiscalità, nuovi stadi e regole più moderne scenderemo nella serie B europea. Già: c’è chi ascolta e sorride.

E poi magari se la prende col Milan che vende Kakà.

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