
«Il nostro potere, il nostro pianeta», l'unico modo per «sentire» la Terra è riportarsela in pancia. Pensarla, avvertirla, toccarla come nostra, anche in questa fetta di mondo, qui nell'Occidente evoluto e surriscaldato, in cui la Terra non genera ormai più nulla. In questa fetta di mondo in cui non si fanno più figli e non si bada più al domani. Ed è questo il primo modo in cui la tradiamo, negandole di essere il grande utero dal quale ogni cosa prende vita.
L'Earth Day 2025 chiama alla responsabilità individuale, ci interpella tutti, ad uno ad uno. Viene a stanarci nel giardino della nostra indifferenza e ci ricorda che la Terra è affare di ognuno di noi. La data di oggi, 22 aprile, parte da lontano, precisamente dagli Stati Uniti e da 1970, anno in cui si iniziò a indignarsi per come l'inquinamento iniziava a soffocare e a ingrigire il mondo. Le industrie sbuffavano smog e la gente non aveva ancora alcuna consapevolezza sulle questioni ambientali e sui suoi effetti nefasti. Fabbriche, centrali elettriche, impianti di produzione chimica, gestione dei rifiuti... allora erano questi, tra gli altri, i nemici allora se non altro visibili. E fu allora che qualcuno iniziò a diventarne consapevole: con la mobilitazione di studenti, università e organizzazioni civiche, oltre 20 milioni di americani scesero in piazza in difesa del pianeta. Fu un evento senza precedenti, che portò a importanti cambiamenti legislativi negli Usa e gettò le basi per un movimento ecologista globale. Cinquantacinque anni dopo, i nemici sono diventati invisibili ma la battaglia molto più consapevole. Le sfide ambientali, la crisi climatica, la tutela della biodiversità e la sostenibilità sono diventate centrali nel dibattito pubblico, nella scuola, nella comunicazione e nel mondo del lavoro. Sempre più persone si informano, cambiano abitudini, partecipano ad attività sostenibili e chiedono alle istituzioni e alle aziende di fare la loro parte. Quest'anno, il focus della giornata della Terra è sull'accelerazione della transizione energetica. La corsa alle energie pulite o «rinnovabili», come il solare, l'eolico, l'idroelettrico e il geotermico: l'obiettivo è triplicarne la produzione e l'uso entro il 2030. Nel 2024 il 43% della domanda elettrica dell'Italia è stata coperta da fonti rinnovabili. Siamo il terzo Paese in Europa per produzione di energia pulita, contribuendo al 10% del totale. Optare per questo tipo di alternativa non servirebbe «solo» all'ambiente ma anche all'economica e al sociale.
Stimolare l'innovazione tecnologica creerebbe migliaia di posti di lavoro, abbatterebbe i costi energetici e rafforzerebbe la sicurezza energetica delle nazioni (che in tempi come questi...). Far bene porterebbe bene. Ed è un aspetto al quale anche i meno sensibili ai temi ambientali dovrebbero pensare.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.