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Le notti brave dei bravi calciatori

Dai brasiliani Robinho e Ronaldinho, ultimi beccati in fallo, alle avventure di Skoglund, Muccinelli, Mora

Le notti brave dei bravi calciatori

«Quarenta camisetas, por favor». Robinho è uno che non si fa mancare mai nulla. Gioca nella nazionale brasiliana e nel Real Madrid, camiseta blanca. In verità la camiseta cui si fa cenno è il preservativo nella lingua madre del campioncino festaiolo, insieme con altri sodali, tipo Ronaldinho, al club Caesar del Catwalk (la passerella) di Rio de Janeiro, con pupe e alcol. La notte è fatta per amare, d’accordo, i due volevano festeggiare il 5 a 0 del Maracanà sull’Ecuador, d’accordo, ma Robinho è uscito dal locale alle cinque dell’alba e Ronaldinho, pare, alle undici, confermando di essere un recordman. Quando giocava nel Paris Saint Germain una lap-danceuse aveva confessato al tabloid inglese The Sun, in cambio di diecimila sterline, di avere fatto all’amore per otto volte consecutive con il fenomeno. Il record di durata non interessa minimamente a Schuster e a Rijkaard che hanno deciso di mettere in castigo gli stalloni, niente partita della Liga contro Español e Villarreal, astinenza dal calcio. Robinho da attaccante si è trasformato in difensore: «Non è vero niente, sono sposato, mia moglie è incinta di cinque mesi, abbiamo soltanto fatto festa per i gol». Cinque, dunque melium abundare, come diceva Totò.
Il calcio pensa ancora ai monasteri ma deve fare i conti con i bordelli spacciati per discoteche e pub. Storia antica come il mestiere appunto delle signore e signorine (mi dicono che sia così), cronaca vecchia dello sport che spesso viene colto in fallo. Fausto Coppi diceva che passare la notte a letto con una donna prima di una tappa ciclistica era come tentare il suicidio. Giulia Occhini, la sua dama bianca, confessò che lei e Fausto nelle ore di vigilia del mondiale di Zurigo avevano trascorso insieme la notte, a letto e non sui rulli. Coppi, ovviamente, vinse la corsa mondiale. Si potrebbe sfogliare l’almanacco per elencare vizi privati e pubbliche maialate di lor signori, Antonio Valentin Angelillo venne fatto fuori da mago Herrera perché si era innamorato di una ballerina, la Ylia Lopez al secolo Attilia Tironi da Brescia, Naka Skoglund passava le notti al William’s o alla Porta d’oro, tra bottiglie di whisky e entraineuse in quelli che una volta si chiamavano tabarin, lo stesso svedesone andò a nozze con Nuccia Zirilli miss Lombardia, precorrendo gli accoppiamenti contemporanei. Si potrebbe dire del flirt tra Giorgio Ghezzi e la Edy Campagnoli, valletta di Lascia o Raddoppia? che però finì moglie di Buffon, quello antico, il quale la conobbe a una festa e, secondo letteratura, così si presentò: «So che le piacciono i portieri...». Nils Liedholm, già sapendo con che monaci doveva stare in convento, aveva stilato un calendario tipo Ogino Knaus, dando tempi per il sesso, differenti per ruoli: molto elastici i portieri, tanto debbono stare fermi, rigorosi per attaccanti e difensori, tabù per i centrocampisti che devono correre sempre. Aldo Agroppi raccontava che Puliciclone faceva sesso prima delle partite del Toro tremendista, si favoleggiava di un Bruno Mora allupatissimo al punto da fare all’amore con la guardarobiera dello stadio di Marassi tra il primo e il secondo tempo, senza recupero ovviamente. La Juve degli anni Sessanta faceva la notte dopo le vittorie in un tabarin torinese aperto alla domenica sera per i soli bianconeri. Al momento del conto, champagne e femmine, Muccinelli metteva la firma: «Gianni Agnelli, corso Matteotti 26». L’avvocato, esperto nel settore, puntualmente provvedeva al pagamento ma un giorno si presentò nello spogliatoio del Comunale e, dopo aver parlato con Boniperti, domandò: «Come sta quel puttanieve di Muccinelli?».
Per evitare il festino a pagamento, ai mondiali tedeschi del Settantaquattro, i tulipani olandesi si portarono da casa mogli e fidanzate, sembravano un gruppo da arancia meccanica o, se preferite, da vetrine di Amsterdam. I turchi no, tre giorni di divieto assoluto di vedere, toccare, sfiorare una femmina prima del fischio di inizio, poi, a partita in corso, libertà di palpare l’avversario, in ogni dove. Di Maradona festinante si potrebbero scrivere enciclopedie a puntate. Da pibe de oro a pube de oro il passo fu brevissimo, a Napoli tremavano le case non per il Vesuvio in eruzione, era Lui, Dieguito, sempre all’attacco. Vennero i giorni nostri, le violenze sessuali di Kluivert e di Cristiano Ronaldo, gli scatti notturni di Fabrizio Corona, il fotobook di Adriano, Trezeguet, Totti, Coco e il resto del football club, le massaggiatrici del Viva Lain a Torino, con ospiti illustri, calciatori, ex, giornalisti in attività. Ci fu anche orgia continua per alcuni interisti, con Ronaldo a tirare il gruppo. Peppino Prisco liquidò la faccenda come soltanto lui sapeva: «Non ne so niente. Quando escono non mi invitano mai». Un bell’applauso.

Purtroppo alla memoria.

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