Milan tra due fuochi, verrebbe da scrivere subito. Dopo aver sfogliato i quotidiani del mattino e aver incrociato il volto tirato di Adriano Galliani a Milanello in occasione della presentazione di Mancini, uno pensa che il club rossonero è inseguito da molti, troppi guai. E invece, a indagare bene, si scopre che la maggiore allergia è procurata al vice-presidente vicario rossonero dalle censure aspre relative al suo ondeggiare nei confronti dell'Inter. Riepiloghiamo i fatti: dopo il derby finito in modo rovinoso per il Milan, i dirigenti fanno sapere all'Inter di essere su tutte le furie. Anzi, si considerano offesi mortalmente oltre che dagli sfottò di Mourinho, dal comportamento di alcuni vip in tribuna d'onore che hanno preso a fischi e insulti la delegazione rossonera.
«Niente sarà come prima» è la minaccia rivolta a Paolillo in occasione di un vertice in Lega da Galliani. Passano alcune ore, il Milan fa in tempo a pareggiare col Livorno, e si fa strada l'ipotesi di uno scambio alla pari tra Inter e Milan con Jankulovski da una parte e Mancini dall'altra. Fin qui tutto normale: sono due esigenze che si sposano perfettamente e che soddisfano entrambi i club. E invece succede che Jankulovski per motivi oscuri, apprezzati dai tifosi della curva, rifiuti Appiano Gentile. A quel punto, mancando lo scambio, viene a mancare anche la materia prima per il trasferimento di Mancini in rossonero . Con gesto di classe, Massimo Moratti fa sapere che l'affare si può concludere egualmente. «Che vada egualmente Mancini al Milan così elimineremo le scorie del derby» manda a dire. Galliani ringrazia, incarta e porta a casa confermando che il negoziato è da intendersi come elemento riparatore del dopo-derby. Molti giornali insinuano: è il grande gelo? Già, dove è finito?
Semplicissimo: appena Galliani ha intravisto la possibilità di ottenere dall'Inter un attaccante utile a Leonardo a costo zero, spendendo solo lo stipendio, beh ha dimenticato tutto il resto e passato sopra l'inimicizia dichiarata nei confronti di Mourinho, Paolillo e Moratti stesso. Il tutto giustificato dal fatto che il suo azionista, Fininvest, non gli ha messo a disposizione alcuna cifra per reperire sul resto del mercato un attaccante che facesse al caso.
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