Notti di rumore e di degrado: Trastevere sul piede di guerra

Drappi bianchi alle finestre. Il colore non tragga in inganno: non si tratta di bandiere. Non è il segno della resa. È quello della protesta. Dura, ma civile, quella degli abitanti di Trastevere che hanno esposto su balconi e davanzali candidi lenzuoli, perché di notte non riescono a dormire. Rumori e schiamazzi, musiche assordanti fino all’alba impediscono il riposo. E quando il sonno manca, la rabbia monta. Da piazza Trilussa a San Cosimato, da via della Lungaretta a Sant’Egidio, a Santa Maria in Trastevere.
Nel mirino, in particolare, il sindaco della città Walter Veltroni, massimo sponsor delle notti bianche e della baldoria a oltranza, in una città che dopo il tramonto in certe zone brulica di ubriachi, di venditori abusivi, di piccoli spacciatori. Trastevere come la Suburra, dove un Trilussa indignato si sfoga sui manifesti che tappezzano la zona: «A Veltro’ qui nun se dorme... notti in bianco tutto l’anno». La mano che ha scritto lo slogan ha saputo usare l’ironia. Ancora per poco. Se il Comune continuerà a non ascoltare il grido di indignazione dei cittadini del rione, questi si dicono pronti a passare dalla protesta alla rivolta. «Se non verremo presi in considerazione dal sindaco, abbiamo intenzione di riunirci e occupare il Lungotevere, all’ora di punta. In questo modo non potremo più passare inosservati», assicura Dina Nascetti, promotrice del comitato «Vivere Trastevere», sorto due mesi fa.
La denuncia rivela una realtà grave: «Alcuni cittadini hanno subito pesanti minacce da gestori di pub e locali notturni della zona. Così qualcuno ha evitato di esporre i lenzuoli, per paura». Gli episodi di intimidazione sono ormai all’ordine del giorno. Via Benedetta, qualche notte fa: un uomo non riesce a dormire. Sotto le sue finestre, un gruppo di ragazzi ubriachi sbraita e suona bonghi e tamburi. Lui si affaccia, chiede un po’ di silenzio. Loro, per tutta risposta, riempiono di benzina alcune bottiglie e si preparano a lanciarle contro le sue finestre a mo’ di bombe molotov. Solo l’intervento di un vicino, sceso in strada in mutande, evita il peggio. Ma l’ordine nel rione non può essere affidato ai cittadini, che lamentano la scarsa presenza di polizia e carabinieri. Qualcuno si è sentito dire «Abitate a Trastevere? L’avete scelto voi. Cambiate casa». E la protesta dei residenti è sbarcata anche sulle pagine dell’Herald Tribune e del New York Times. Roma caput immundi. Uno smacco internazionale per il rione, che il mese scorso ha visto sospesa per ragioni di sicurezza anche la visita del presidente degli Stati Uniti George W. Bush alla comunità di Sant’Egidio.
Il comitato ha chiesto uno statuto speciale, come all’Esquilino, che blocchi per due anni l’apertura di nuovi locali; più forze dell’ordine di notte, per far rispettare gli orari di chiusura dei locali, in alcuni casi aperti fino all’alba. Inoltre una repressione vera dell’abusivismo commerciale, delle bancarelle disseminate nei vicoli. Spesso a ridosso dei negozi. «Ci rovinano la clientela. È impossibile competere con i loro prezzi per noi che regolarmente paghiamo le tasse. Ci hanno invasi. Qui è persino difficile garantire il passaggio di un’ambulanza», commenta esasperato Carlo Cecchini, un artigiano. Vanno all’unisono le voci dei residenti e quelle dei commercianti. Sono arrabbiati.

L’anno scorso due petizioni, mille firme ciascuna, non hanno ottenuto risposta dal Comune.
«Ho votato Veltroni - conclude Nascetti - ho sempre sottomano il suo programma. Nessuna delle promesse che ci ha fatto è stata mantenuta. Siamo delusi».

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