Si dice che gli italiani stiano bene, ma a giudicare dalle dichiarazioni dei redditi la realtà appare assai diversa. Sono 10 milioni e 700mila i contribuenti a «zero Irpef » perchè il loro reddito è troppo basso, oppure fruiscono di sconti che annullano le imposte da versare. La metà dei contribuenti - circa 20 milioni e 800mila su 41,8 milioni - non dichiara più di 15 mila euro. Ma se facciamo salire l’asticella a 20mila euro, i contribuenti che non la superano sono i due terzi del totale. Alla fine, oltre il 90% dichiara meno di 35mila euro, mentre soltanto lo 0,95% dei contribuenti supera i 100mila euro. Questi quattrocentomila cittadini, che alcuni definiscono stupidamente «paperoni», versano il 18% di tutta l’Irpef. Oltre la metà dell’imposta è pagata dal 13% di contribuenti con redditi dichiarati superiori ai 35mila euro. I dati forniti dal Dipartimento delle Finanze riguardano le dichiarazioni dei redditi relative al 2008, e sono davvero scoraggianti. Perchè i casi sono due: o l’Italia è un Paese povero,oppure l’evasione fiscale ha sostituito il calcio come sport nazionale, nonostante gli innegabili sforzi di recupero da parte dell’Agenzia delle Entrate guidata da Attilio Befera. Altri dati: il reddito medio degli italiani è di 18.873 euro, con un picco positivo di 22.540 euro in Lombardia e uno negativo di 13.470 euro in Calabria. Se invece guardiamo all’imposta netta, il primato spetta al Lazio, con 5.740 euro, mentre i pagamenti più bassi si riscontrano in Basilicata, 3.370 euro in media. E sono più di mezzo milione (506mila per la precisione) i contribuenti cosiddetti «minimi»: esercenti di impresa, arte o professione che hanno conseguito ricavi non superiori ai 30mila euro. Il reddito medio dichiarato è di ben 8.840 euro l’anno, per un’imposta netta di 1.770 euro. Il reddito medio da lavoro dipendente è pari a 19.640 euro, quella da pensione a 13.940 euro, quello da partecipazione a 17.350 euro. I numeri del Dipartimento confermano l’urgenza della riforma fiscale.
Secondo il direttore generale delle Finanze, Fabrizia La Pecorella, è «attendibile» che possa arrivare in Parlamento entro fine anno la richiesta di delega per la riforma. Tuttavia non sono stati definiti i quattro tavoli di confronto, composti dalle parti sociali interessate. «Tempi e modalità dei gruppi di lavoro non sono ancora noti», aggiunge il direttore delle Finanze.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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