Economia

Nozze Unicredit-Hvb: fuoco di sbarramento da Vienna

L’opposizione alla fusione guidata dall’ex numero uno di Bank Austria. Trattative con la fondazione Avz

Angelo Allegri

da Milano

Gli oppositori alla fusione tra Unicredit e la tedesca Hvb hanno trovato un leader. L’avversario di Alessandro Profumo si chiama Gerhard Randa, ex numero uno di Bank Austria e oggi ai vertici di Magna Steyr, colosso austro-canadese della componentistica per auto. È stato lui nei giorni scorsi a inasprire lo scontro, in una «calda» seduta del consiglio di sorveglianza della banca tedesca, in cui sei persone (su 20) hanno votato contro i livelli di concambio proposti e si sono rifiutate di aderire all’operazione con titoli posseduti personalmente. A rendere significativa la posizione di Randa è il suo doppio ruolo: da un lato figura nel consiglio di sorveglianza della banca di Monaco di Baviera. Dall’altro è nel consiglio direttivo della Avz, la fondazione della municipalità di Vienna, che controllava Bank Austria Creditanstalt e che dopo la fusione con Hvb è diventata uno dei primi azionisti della banca tedesca con il 4,5% del capitale.
Avz da subito ha detto di giudicare inadeguato il livello di scambio (una azione ogni cinque) proposto da Piazza Cordusio. E il suo è un «no» che pesa. Quando Hvb acquisì la banca austriaca siglò un contratto che assicura una sorta di golden share alla Fondazione, che deve dare il suo assenso (al di la della quota di capitale posseduta), alle decisioni sulle attività austriache e su quelle dell’Europa orientale. Anche Unicredit deve rispettare il contratto, dicono ora i banchieri di Vienna, a tutela dell’indipendenza dell’istituto, che deve rimanere l’unico centro decisionale per tutto l’Est.
La decisione finale della fondazione è prevista a fine mese. Nel frattempo Randa, nel suo intervento scritto presentato al consiglio di sorveglianza di Hvb tenutosi a fine agosto, ha aperto le ostilità, accusando il numero uno tedesco Dieter Rampl di aver in pratica svenduto la banca quando ormai le difficoltà erano superate. E il manager austriaco non ha mancato di fare qualche riferimento alla nazionalità degli attaccanti: «I conti di Unicredit sono calcolati con metodi italiani, del tutto personali».
Quanto alle garanzie degli uomini di Piazza Cordusio relative al mantenimento della attività in Germania «in realtà in molti gruppi di lavoro all’interno della banca si sta già lavorando allo smembramento... entro due o tre anni dei 26mila dipendenti ne rimarrà sì e no la metà». Randa ha avuto dalla sua parte quattro rappresentanti dei dipendenti e il presidente del consiglio (ex numero uno della banca) Albrecht Schmidt. Gli uomini di Profumo (ieri a Bruxelles in visita ai commissari Almunia e McCreevy) continuano comunque le trattative per portare dalla loro parte anche gli ultimi «giapponesi».

Alla fondazione viennese sarebbero già stati offerti due posti nel cda del nuovo supergruppo.

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