«Nucleare, abbiamo 6mila centrifughe»

Chi ancora spera di poter negoziare con Mahmoud Ahmadinejad sul nucleare o sullo spinoso tema dei diritti umani si rassegni ad un fine settimana amaro. Il sabato s'è aperto con i beffardi annunci del presidente sull'entrata in funzione, nei laboratori di Natanz, della nuova catena di quasi 6mila centrifughe per l'arricchimento dell'uranio. La domenica sarà scandita dalle impiccagioni di oltre 30 condannati a morte. Il manipolo di morituri, destinati a venir accompagnati alla forca all'alba di questa mattina nel carcere di Teheran, è costituito da una ventina di trafficanti di droga e da una decina di assassini. La lista ufficiale dei crimini è, però, molto più lunga. Le trenta esecuzioni di questa mattina vedranno l'impiccagione di trenta condannati per assassinio, traffico di droga, minaccia alla sicurezza, rapporti illegali e furto», spiegava ieri il quotidiano Etemad E Melli. Per quanto i trenta disgraziati non siano degli stinchi di santo la puntigliosa determinazione con cui Teheran continua a ignorare la moratoria delle Nazioni Unite, a ribadire il proprio diritto ad applicare leggi islamiche e a eseguire le sentenze dei propri giudici conferma il clima di ostinata chiusura nei confronti della comunità internazionale.
Nel duello sul nucleare le cose vanno anche peggio. L'intervento di Mahmoud Ahmadinejad, a cui i pasdaran hanno ieri assegnato il titolo di «Eroe nazionale del nucleare», suona come il più irridente e autorevole segnale di indifferenza nei confronti delle aperture di Washington e del resto del mondo. Non più tardi di sabato scorso il dipartimento di Stato americano aveva messo fine a trent'anni di chiusura diplomatica inviando il sottosegretario di stato William Burns ai colloqui di Ginevra. Nell'interpretazione di Ahmadinejad quella disponibilità diventa un segnale di cedimento dinanzi all'incrollabile determinazione iraniana. «L'Iran islamico oggi possiede 6mila centrifughe - annuncia il presidente rivolgendosi ad un folto gruppo di professori universitari riuniti nella città settentrionale di Mashhad. Subito dopo tranquillizza tutti spiegando che quell'obiettivo, annunciato già ad aprile, non presenta alcuna contro indicazione perché l'America e il resto del mondo hanno di fatto rinunciato ad opporsi alla Repubblica islamica. «Ormai acconsentono alla presenza di quelle 5.000 o 6mila centrifughe e al fatto che non costituisco un problema», spiega il presidente glissando totalmente sulle richieste di sospendere ogni attività di arricchimento presentata alla delegazione iraniana dopo il negoziato di Ginevra con i rappresentanti dei cinque membri permanenti del'Onu e della Germania (5 più 1) .
Nonostante la minaccia di un quarto round di sanzioni in caso di mancata sospensione, entro due settimane, di ogni attività di arricchimento dell'uranio Ahmadinejad liquida la disponibilità esibita dagli Stati Uniti come una chiara vittoria della Repubblica islamica.

«Una volta dicevano che non avrebbero mai partecipato a un negoziato se prima non avessimo bloccato l' arricchimento dell'uranio, stavolta invece hanno accettato senza pretendere alcuna condizione, dunque la presenza a Ginevra di un alto rappresentante americano è stata una vittoria al di là di ogni risultato».

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