Caro Granzotto, le DAddario e le Brendone, pace allanima sua, ci hanno distolto dal problema energetico, che rimane uno dei più importanti sia per lo sviluppo del Paese, sia per stemperare la polemica sui gas serra causa del supposto riscaldamento globale. Dopo una partenza che faceva sperare bene, con lopposizione e persino parte degli ambientalisti non del tutto alieni al nucleare, sul problema è calato il silenzio. Non assoluto, però. Il giornale della mia città ha pubblicato lintervento di un esperto americano che elencava i danni del nucleare partendo da Hiroshima e inevitabilmente finendo alleolico e alle altre energie chiamate «alternative». Lei che cosa pensa, i «no nukes» si preparano a tornare alla carica?
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Sa cosa le dico, caro Terenzi? Che quasi quasi, ma sì, mi faccio «esperto». Lei mi dirà: esperto di che? Di tutto. Lespertizzazione è così a buon mercato, così banalmente disponibile, così volutamente mancante di supporti scientifici o culturali che vorrei proprio approfittarne. Non cè nemmeno bisogno di una investitura, chessò, di un pezzo di carta con timbro e firma. Meno che mai di esami. Ci si espertizza da sé. Pensi che bello, non sarei più uno scribacchino, un gazzettiere che si arrabatta per spiegare cose che non capisce (copyright Indro Montanelli), ma un «esperto», termine che oggi, vigente o meglio imperante il relativismo, sta per «persona che non ha specifica competenza in alcun campo». Ciò precisato, da futuro esperto dichiaro che al di là di ogni ragionevole dubbio lesperto al quale lei fa riferimento, caro Terenzi, è un pirla. Meglio: è un pirlacchione in malafede. Hiroshima! Fu cosa tremendissima (ma il bombardamento di Dresda, per dire, non è che fu rose e fiori. Io resto convinto che morire di bomba atomica e morire di bomba tradizionale, fossanche «intelligente», cambia niente. Sempre al Creatore, si va), ma non ebbe le conseguenze ultratremende che pareva e che gli antinuclearisti tuttora ripetono. Intendo dire che i sopravvissuti al botto non è che poi, nel tempo, morirono uno via laltro (il novanta per cento dei sopravvissuti con meno di ventanni era ancora in vita nel 1990) o generarono figli malformati o destinati a vita breve. La sa la storia di Tsumotu Yamaguchi, oggi novantatreenne? Il 6 agosto del 45 Yamaguchi si trovava per affari a Hiroshima, proprio quando lEnola Gay sganciava latomica. Fu però fortunato (un hibakusha, cioè un sopravvissuto alla bomba, in giapponese) e riportò solo delle ustioni. Lindomani decise di tornarsene a casa, e casa sua stava a Nagasaki. Vi arrivò mentre laltro B-29 sganciava la seconda delle atomiche. E Yamaguchi sopravvisse anche quella volta. Come direbbe Obama: no comment.
In vista del «confronto», cioè degli alterchi, risse e tafferugli che accompagneranno il via ufficiale al nucleare, le consiglio di leggere il prezioso libretto del nostro Franco Battaglia Energia nucleare? Sì, per favore... (Edizioni 21° secolo, 15 eurucci).
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