Nudo e legato, i preziosi spariti Il giallo sul gioielliere ucciso

RomaUcciso in casa per i gioielli in cassaforte. Oppure un regolamento di conti, debiti mai onorati a gente di poche parole e molti fatti. Una storia comunque finita nel sangue, ieri mattina, in un villino in via Tespi, all’Axa, quartiere residenziale alle porte di Roma. Vittima Francesco Lenzi, 56 anni, proprietario di due negozi di preziosi al centro commerciale Le Terrazze a Casalpalocco. A scoprire il cadavere, disteso in camera da letto al primo piano della sua abitazione, una delle due colf romene giunta sul posto in tarda mattinata. La donna, terrorizzata, si affaccia a una finestra e chiede aiuto. Un vicino telefona al 112.
La scena che si presenta ai militari è agghiacciante. L’uomo sul pavimento con il cranio fracassato, senza vestiti, polsi e caviglie legati. Gli investigatori devono ancora accertare se l’uomo fosse già nudo al momento dell’arrivo dei killer o se sia stato spogliato per «sfregio». «Hanno suonato alla porta dicendo che dovevano consegnare qualcosa - racconta la testimone oculare - poi mi hanno afferrata e legata. Erano due, incappucciati, e parlavano italiano».
La colf da qualche giorno stava sostituendo la cugina, incinta, nelle faccende domestiche, nei lavori più pesanti in casa Lenzi. Il resto era comunque coordinato dalla seconda donna, assente al momento dell’irruzione dei banditi. Ma c’è un secondo testimone, anche lui ascoltato dai carabinieri del gruppo Ostia, che è sicuro di averli visti fuggire a bordo di una Bmw scura verso via di Macchia Saponara. Tanto che per ore un elicottero del 112 ha perlustrato la zona in cerca dell’auto, inutilmente. In giardino gli esperti del Racis, il raggruppamento scientifico dell’Arma, hanno trovato parte del bottino perso durante la fuga: una decina di orologi firmati ma non di alto livello. Lenzi dalla fine di settembre, ovvero da quando aveva chiuso per ristrutturazione i due locali sul piazzale Filippo il Macedone, aveva trasferito in casa gran parte della merce in vendita. Secondo alcuni conoscenti, però, gli affari non gli andavano bene, tanto da svendere il materiale inventariato per tappare i «buchi». Divorziato, padre di Francesca e Michela, 34 e 28 anni, e due volte nonno dalla prima figlia. La più piccola, in stato interessante, alla notizia ha accusato un malore. Una brava persona per tutti quelli che lo conoscevano. Appassionato di cavalli, per molti anni ne ha posseduto uno: «Era un quarter horse - racconta un vecchio amico, Andreas del circolo ippico Pianabella - di nome Sugar. Ci vedevamo il sabato e la domenica per farci una galoppata in pineta. Un tipo simpatico, un po’ farfallone ma a posto».
Cliente dello stabilimento balneare più esclusivo di Ostia, La Casetta, Francesco spesso si accompagnava a ragazze molto più giovani di lui, soprattutto dell’Est Europa. «Se si tratta di una rapina finita male - ipotizzano gli investigatori - non è escluso che gli assassini abbiano avuto la soffiata da qualcuna di queste». Certo è che l’auto dei due killer non è stata trovata, segno che non si tratta di professionisti. O, addirittura, nemmeno rapinatori. Lo scenario che prende corpo in serata? Due creditori bussano alla porta di Lenzi, la donna apre. In casa succede di tutto. Dalle minacce, alle maniere pesanti.

Un colpo ben assestato al capo e l’uomo muore. Tesi confermata dagli inquirenti: «La scena del delitto non fa pensare a una rapina in senso classico. Ci deve essere altro», dice il colonnello Vittorio Tomasone, comandante provinciale dei carabinieri di Roma.

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