La nuova denuncia: "All'Umberto I rubano anche gli occhi ai morti"

Al Policlinico di Roma i cadaveri devono essere seguiti dalla scorta per paura dei furti d'organi. Numerose segnalazioni di "sottrazioni" in Procura

La nuova denuncia: "All'Umberto I rubano anche gli occhi ai morti"

Roma - I cadaveri come merce preziosa, che è bene far controllare a vista da scorte armate per evitare che qualcuno li depredi. Succede anche questo all’Umberto I di Roma, il policlinico finito al centro dell’attenzione nazionale dopo l’inchiesta dell’Espresso che la settimana scorsa ne ha messo in rilievo le carenze igieniche. Anche il nuovo particolare sulla principale struttura sanitaria della Capitale è stato rivelato dal settimanale ed è la parte forte di un nuovo capitolo dell’inchiesta. Una seconda puntata uscita in coincidenza con la diffusione dei dati sull’attività ispettiva dei Nas negli ospedali che il ministro Livia Turco ha giudicato positivi.
All’Umberto Primo, scrive il giornalista Fabrizio Gatti nell'articolo, «l’ultimo percorso i morti lo fanno con la scorta al seguito. Succede ogni volta che un malato o un ferito o un neonato se ne va dalla porta sbagliata. I cadaveri vengono sorvegliati come fossero statue d’oro. Per evitare che qualcuno li porti nei sotterranei dell’ospedale e rubi i loro occhi - è spiegato nell’inchiesta - Bastano un oculista senza scrupoli e pochi minuti per espiantare le cornee. Due protesi di vetro e palpebre abbassate possono mascherare la profanazione. Al massimo, c’è sempre la scusa per i parenti dell autopsia necessaria. Così, un anno fa, la direzione dell’Umberto I ha dovuto ingaggiare le scorte armate». L’inchiesta è corredata da un’intervista al direttore generale dell’Umberto I Ubaldo Montaguti che ha confermato come un anno fa giunta una segnalazione della Procura che invitava a «stare molto attenti perché qualche rischio che si verificassero eventi di questo tipo c’era».
I casi di ospedali talmente fuori dalle regole della buona sanità da rendere necessaria la segnalazione alle autorità giudiziarie sono molti. I Nas in questi giorni hanno ispezionato 321 ospedali trovando situazioni irregolari nel 17,4 per cento dei casi. Un dato rilevante visto che i 321 nosocomi passati al setaccio sono «un campione rappresentativo del 70 per cento dell’attività ospedaliera e assistenziale della Penisola», ha spiegato Saverio Cotticelli, comandante del Nucleo anti sofisticazioni dei Carabinieri. Nel dettaglio, dalle ispezioni è emerso che il 46,1 per cento delle strutture non presenta alcuna irregolarità, il 36,4 violazioni amministrative. Poi c’è il 17,4 per cento di casi che prevedono la segnalazione all’autorità giudiziaria. Nel 7,5 per cento dei casi le irregolarità riguardano l’igiene. Complessivamente, la situazione peggiore è al Sud: la Calabria, che colleziona 19 irregolarità segue la Sicilia con 14, il Lazio con 10 e poi Campania, Basilicata, Friuli Venezia Giulia e Lombardia con due.
La prevalenza di ospedali senza casi rilevanti penalmente è giudicata dal ministro Livia Turco un buon risultato. «I cittadini italiani - questa la sua tesi - possono avere fiducia» perché le ispezioni hanno messo in evidenza l’ottimo livello del Sistema sanitario nazionale. Una difesa alla quale Turco ha fatto seguire un invito ai cittadini a denunciare le disfunzioni. Non negano problemi, invece, i sindacati dei medici ospedalieri che imputano le carenze strutturali a una «politica ultraventennale di mancati investimenti».

Di fronte a questa situazione, è stato il suggerimento del Codacons, sarebbe meglio sospendere la pubblicità che da alcuni giorni compare sui quotidiani e che recita: «Più salute per tutti», «Governo e Regioni insieme per la buona sanità», e ancora «Per una sanità dalla parte dei cittadini».
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