Al via la nuova era del Consiglio di Stato: si insedia De Lise

RomaÈ un lavoro delicato quello del giudice amministrativo, «al servizio dei cittadini e delle imprese che pretendono tutela e delle amministrazioni interessate alla verifica della legittimità del loro operato». Un «mestiere difficile» che rende i magistrati che si occupano di questa materia «più esposti che in passato ai giudizi e alle critiche e talvolta ad attacchi del tutto privi di fondamento».
Il neo presidente del Consiglio di Stato Pasquale de Lise, nel suo discorso di insediamento a Palazzo Spada alla presenza del capo dello Stato Giorgio Napolitano, non dice una parola di più sulla vicenda giudiziaria che lo ha sfiorato e recentemente portato a testimoniare davanti ai giudici di Perugia che indagano sugli appalti dei grandi eventi. A tali attacchi, osserva de Lise, «possiamo rispondere con il nostro lavoro, con il nostro senso del servizio, tenendo sempre presente la necessità di dover “rendere conto” in modo chiaro e trasparente del nostro operato, non solo alla nostra coscienza ma anche all’esterno, ai cittadini, al Paese». E questo, aggiunge, «senza cedere alle lusinghe dei media». Dunque no ad atteggiamenti «protagonistici o personalistici» soprattutto ora che le sentenze hanno un’incidenza sempre maggiore sui temi di grande attualità, spesso anche di rilievo politico». De Lise si dice contrario anche agli «automatismi» nella progressione in carriera dei magistrati di Tar e Consiglio di Stato: «La professionalità va dimostrata giorno per giorno, sul campo delle aule di udienza». E là dove gli arretrati sembrano uno scoglio insormontabile serve uno «sforzo eccezionale» e l’individuazione di «apposite misure straordinarie» consentite dal codice. De Lise suggerisce di destinare parte delle somme che lo Stato spende per risarcire i danni derivanti dalla legge Pinto per l’eccessiva durata dei processi a risorse organizzative finalizzate alla risoluzione delle controversie. «Ecco la nostra risposta alla crisi - osserva il neopresidente - continuiamo ad aumentare la produttività anche se i mezzi diminuiscono e dimostriamo oggettivamente l’esigenza di alcuni investimenti mirati, abbondantemente compensati, in prospettiva, da minori spese». Il nuovo codice del processo amministrativo entrato in vigore una settimana fa, per de Lise, che ha presieduto la commissione di esperti incaricata di scrivere lo schema del nuovo testo, è una «pietra miliare della quale dobbiamo essere profondamente grati al Parlamento e al Governo che hanno provveduto all’approvazione e all’attuazione della delega legislativa». Ora sta ai magistrati sfruttare le potenzialità di questo codice «affinché funga non solo da punto di arrivo di oltre un secolo di conquiste giuridiche, ma soprattutto da punto di partenza per l’evoluzione successiva».
Nel discorso di de Lise non è mancato poi un accenno all’evoluzione avviata dalla riforma del titolo V della Costituzione che sarà accentuata con il federalismo fiscale.

«Nel nuovo assetto federale - dice il presidente del Consiglio di Stato - i magistrati sapranno farsi interpreti e tutori delle regole, dei diritti e dei doveri del sistema delle autonomie, avendo, al contempo, ben presente il loro ruolo di elemento unificante previsto dalla Costituzione».

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