Nuova legge sulle tv Gentiloni accelera ma l’Udeur lo blocca

Il partito di Mastella: così com’è non la votiamo. Confalonieri: «Norme orrende, vogliono colpire Berlusconi e Mediaset»

da Roma

L’Udeur prosegue la sua pressoché solitaria battaglia alla sindrome antiberlusconiana che affligge l’intera maggioranza. Anche ieri il partito guidato da Clemente Mastella ha ribadito, nel corso della «Festa del Campanile» a Telese, che non voterà la riforma del sistema radiotelevisivo così come attualmente strutturata dal ddl Gentiloni.
Se la posizione della formazione centrista era già stata esplicitata nei mesi scorsi (l’Udeur in commissione alla Camera ha sostenuto gli emendamenti della Cdl, ndr), la novità è rappresentata dal fatto che i mastelliani non hanno smorzato i toni nemmeno in presenza dello stesso ministro delle Comunicazioni. Mettendolo in imbarazzo di fronte agli altri ospiti tra i quali Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, la società maggiormente colpita dal provvedimento.
«Non voteremo leggi che abbiano un intento punitivo», ha ribadito Antonio Satta, vicesegretario vicario dell’Udeur e segretario della Vigilanza Rai. Il rifiuto si basa su due argomentazioni: da una parte «non si possono accettare leggi punitive», dall’altra «è necessario porre fine alla pratica di cambiare le riforme precedenti a ogni cambio di governo».
Gentiloni non si è scomposto e ha fatto buon viso a cattivo gioco. «Il ddl - ha ribattuto - è affidato alla dialettica parlamentare e sono convinto che anche l’Udeur approverà il testo». Il ministro, però, ha adombrato lo spettro della situazione di emergenza per giustificare un rapido via libera alla nuova normativa che prevede un tetto ai ricavi pubblicitari e la riassegnazione a ReteA e Europa7 delle frequenze liberate da Rai2 e Rete4 che passeranno al digitale (a questo proposito il commissario Agcom Roberto Napoli ha preannunciato il nuovo piano). «Ho scritto a Bertinotti per chiedere un’accelerazione dell’iter al fine di evitare la procedura di infrazione da parte dell’Ue».
Il 20 settembre, ha ricordato, scadono i termini per una modifica della legge Gasparri e se la scadenza non fosse rispettata «l’Italia sarebbe chiamata davanti alla Corte di giustizia Ue e in caso di condanna il nostro Paese sarebbe chiamato a pagare una multa da 3/400mila euro al giorno». Argomentazioni che non hanno commosso il preoccupatissimo Confalonieri. «Gli emendamenti al ddl Gentiloni, che era già una legge orrenda, stanno costruendo qualcosa di aberrante», ha sottolineato aggiungendo che «l’unico modo per la maggioranza di trovare un accordo è colpire Berlusconi e le sue aziende».
Il ddl non è stata l’unica materia del contendere. Satta ha criticato anche la revoca del consigliere Rai, Petroni.

«Serve un nuovo cda, bisognerà cambiare anche il presidente perché le regole prevedono che spetti alla minoranza», ha sostenuto. spalleggiato dal presidente della Vigilanza Rai, Landolfi (An): «Padoa-Schioppa è un molestatore politico, la smetta di chiedere la revoca».

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