[FIRMA-FILO]Gian Micalessin
[/FIRMA-FILO][TESTO]G[/TESTO][TES-STRETTO]eorge W. Bush non gli ha dato molta soddisfazione, il Papa chissà... Dimenticate le fatiche di quelle diciotto pagine fitte fitte a cui la Casa Bianca non s’è neppure degnata di rispondere il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad non si scoraggia e punta ancora più in alto. Sul suo scrittoio prende forma e si perfeziona, giorno dopo giorno, il testo di una lettera a Sua Santita Benedetto XVI. Cosa voglia raccontare al Papa il primo presidente laico della repubblica islamica non è ancora dato a sapere, ma di certo la missiva è in fase di preparazione e potrebbe partire alla volta del Vaticano già nei prossimi giorni. Così almeno fa capire il quotidiano iraniano Jomhuri–ye Eslami che ieri titolava «La seconda lettera del presidente Ahmadinejad è per Papa Benedetto e sarà spedita nei prossimi giorni». Il giornale è un organo d’informazione molto vicino all’Ayatollah Alì Khamenei, la Suprema Guida succeduta all’imam Khomeini e capace di imporre volontà e linea anche al presidente. La prossima lettera al Papa sembrerebbe, dunque, avere la benedizione e l’imprimatur della massima autorità politico religiosa iraniana. Meno chiaro è quello che il presidente voglia chiedere o proporre al Santo Pontefice.
Un mese fa Ahmadinejad aveva dimostrato apprezzamento per il messaggio urbi et orbi diffuso dal Pontefice la domenica di Pasqua. In quel messaggio Papa Benedetto XVI aveva auspicato una composizione «onorevole per tutti» delle crisi internazionali legate al nucleare ed aveva chiesto negoziati seri e leali per realizzare una pacifica convivenza tra etnie, culture e religioni. Quelle parole e quella presa di posizione erano piaciute molto a Teheran. La nuova lettera del presidente potrebbe riguardare proprio le trattative sul nucleare anche se è assai difficile pensare che il Vaticano possa sbilanciarsi intervenendo nel negoziato. Le fonti iraniane e il quotidiano che pubblica la notizia non forniscono comunque alcuna delucidazioni sugli obbiettivi e sui contenuti della missiva presidenziale. Per saperne di più bisognerà dare tempo ad Ahmadinejad di sistemare le ultime virgole e accontentarsi nel frattempo dei suoi discorsi quotidiani.
Nel mirino del presidente sono finiti ieri tutti i nemici del programma nucleare iraniano lapidariamente liquidati da Ahmadinejad come «malati mentali». «Chi s’intristisce e s’arrabbia per i progressi e la felicità degli altri soffre di problemi mentali e psicologici dovrebbe quindi prima di tutto cercarsi una cura» ha spiegato in un discorso alla popolazione iraniana. «Non siamo in guerra con nessuno, ma non rinunceremo ai nostri diritti assoluti e non faremo neppure mezzo passo indietro» ha chiarito il presidente che mercoledì ha rifiutato in anticipo gli incentivi europei per la sospensione dell’attività nucleari definendoli «dolciumi in cambio di oro». La prospettiva di un fallimento dei tentativi europei per la ripresa del negoziato preoccupa il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan che ieri – parlando agli studenti dell’Università di Tokyo - ha invitato tutte le parti coinvolte nella trattativa nucleare a moderare i toni. «C’è bisogno di abbassare la temperatura ed evitare gesti e atteggiamenti retorici capaci d’infiammare la situazione» ha detto il segretario generale.
La totale chiusura di Teheran di fronte a una serie di offerte europee che comprenderebbero anche un reattore nucleare ad acqua leggera dell’ultima generazione utilizzabile solo per scopi civili rischia di ridar voce alle preoccupazioni degli americani.
Washington rifiuta di offrire qualsiasi garanzia anche in caso d’accettazione degli incentivi dell’Unione Europea e vuole far votare al Consiglio di Sicurezza una risoluzione garantita da quell’articolo 7 del regolamento dell’Onu che prevede sanzioni e intervento armato per imporne il rispetto.