Supercoppa ai Supercannibali. Trionfa la legge del più forte, che nel calcio non sempre trova rispetto. Ma con l’Inter capita spesso. C’è Benitez in panca. Cambiato qualcosa? Poco e nulla. Inter che arranca poi ti disattiva, ti rende innocuo, ti stanca fisicamente prima di stroncarti calcisticamente. Tre gol, ed uno annullato, per vincere la quinta Supercoppa e inerpicarsi nel cammino verso il grande Slam. Sarà un caso ma ancora una volta ci mette la firma Samuel Eto’o, che ha smesso di giocare terzino ed è tornato all’arte sua. La Roma ci ha provato, ma è quella di sempre: manca un niente per tirarti il colpo. Il copione non cambia mai.
Bella per un tempo. Poi prosciugata. Partita nata con due gol figli degli svarioni: Totti che se la gioca con la sbadataggine di Lucio e ravviva il repertorio degli assist per la bordata di Riise.Poi Pandev pesca la frittatona fra Vucinic (retropassaggio in area) e Juan che cicca come un broccaccio.
Partita da lavori in corso. Con quello sfregio iniziale(fischi romanisti nel silenzio per Cossiga) e quel rumor di petardi(romanisti) da mal di stomaco. È stata Roma come vuole il Dna: svelta, pronta a guizzar via ad ogni refolo di vento. Macchinosa senza un gioco verificato l’Inter che, per un tempo, si è appoggiata a Tarzan e Peter Pan. Traducendo: Tarzan Maicon e le sue volate, Peter Pan Sneijder pronto a snellire ogni azione e a far cambiar passo all’attacco suo. Eppure di fronte a questa Inter , la Roma ha mostrato i limiti suoi: Vucinic s’è mangiato un gol iniziale e ne ha provato eterno rimorso. La difesa nerazzurra spesso si è trovata in affanno per il guizzare di Menez o la chirurgica precisione di Totti.
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