Un centinaio di studenti universitari hanno contestato il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad durante una sua visita allateneo di Teheran, e si sono scontrati violentemente con miliziani islamici che ne avevano preso le difese. La polizia è intervenuta facendo anche uso di gas lacrimogeni. Si tratta di episodi rari in Iran: lultima volta qualcosa di simile era accaduto dieci mesi fa al politecnico Amir Kabir della capitale, dopo anni di silenzio.
I tafferugli sono avvenuti prima dellinizio della cerimonia di apertura dellanno accademico, alla quale il presidente era stato invitato. Le premesse erano tese, perché gli studenti riformisti dellorganizzazione Tahkim Vahdat avevano diffuso nei giorni scorsi le cifre della repressione nelle università iraniane, in un documento intitolato «I diritti calpestati degli studenti», nei due anni della presidenza Ahmadinejad: 43 organizzazioni e centri studenteschi chiusi dautorità, 70 attivisti arrestati, 550 convocati dai comitati disciplinari delle università.
Gli studenti dellopposizione avevano intenzione di chiedere ad Ahmadinejad di rispondere alle loro domande, invece di limitarsi a tenere un discorso. «Perché solo alla Columbia? Anche noi abbiamo domande da fare», si leggeva su uno striscione che faceva riferimento al recente incontro con domande e risposte con gli studenti della Columbia University di New York. Di fronte al centinaio di giovani riformisti cerano però i loro avversari, i basiji, ovvero i miliziani islamici sostenitori dellintegralista Ahmadinejad. Sui loro cartelli cera scritto «Al bando il Tahkim americano».
Il clima si è surriscaldato quando dal gruppo dei riformisti - ragazzi e ragazze insieme - sono partiti slogan duri: «Ahmadinejad Pinochet, lIran non diventerà il Cile» e «Morte al dittatore», che riprendeva quello già gridato nello scorso dicembre al politecnico, ma anche la definizione di Ahmadinejad fatta la settimana scorsa dal rettore della Columbia, Leo Bollinger. Uno studente, rivolgendosi retoricamente al presidente che si è in realtà ben guardato dal darsi disponibile, ha gridato: «Se come ha detto alla Columbia lIran è il Paese più libero del mondo, perché cacciate i professori dalle università?». Questo perché numerosi docenti di orientamento liberale, negli ultimi mesi, sono stati mandati in pensione dautorità.
Gli integralisti non sono stati a guardare. «Espellete i professori non musulmani!», ha gridato uno di loro, mentre altri se la prendevano con «i falsi difensori della libertà», esprimendo concetti che in Occidente è difficile tollerare. «Se la libertà significa che si può stringere la mano a una donna straniera, noi non la vogliamo», ha detto un basiji.
I giovani riformisti hanno anche esposto le fotografie di tre loro compagni detenuti da mesi, ma ad un certo punto la polizia è intervenuta facendo uso di lacrimogeni, secondo testimonianze. Il tutto è avvenuto con i cancelli delluniversità chiusi e sorvegliati dai poliziotti, anche per impedire ai giornalisti di accedere. Esauriti i disordini, gli studenti si sono dispersi e Ahmadinejad ha preso la parola come previsto dal programma, senza alcun contraddittorio. Il presidente ha fatto riferimento al suo intervento alla Columbia University solo per definire le dure critiche a lui rivolte in quelloccasione dal rettore Bollinger «un complotto per rovinare limmagine dellIran». Complotto che, ha lasciato intendere, sarebbe miseramente fallito. Neanche una parola sugli scontri appena avvenuti allesterno dellaula.
Secondo la Bbc, infine, risulta che una parte di un discorso tenuto da Ahmadinejad durante la sua recente visita negli Stati Uniti sarebbe stata censurata dalla radio di Stato iraniana. In quelloccasione il presidente aveva criticato coloro che in Iran si adoperano per una soluzione negoziata della crisi generata dal programma nucleare di Teheran.
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