Politica

La nuova sfida: rifondare Forza Italia

Da alcuni anni si tiene a Gubbio, nella prima settimana di settembre, un convegno di formazione politica di Forza Italia. È merito del coordinatore nazionale, Sandro Bondi, di aver convocato questi convegni, l'unica assise in cui sia aperto il dibattito su Forza Italia come partito. Negli anni del governo, il convegno era dominato dall'esposizione delle politiche governative e così non c'era molto tempo per il dibattito sul partito come tale.
Manca un glossario politico dei termini in cui definire Forza Italia. Eppure non è tema di poco conto, perché costituisce il tema dell'identità. Politicamente essa è data dalla identificazione con Silvio Berlusconi, ma il carisma politico non è sufficiente a fondare l'identità di un partito.
Sinora mancano gli aggettivi con cui definire Forza Italia. Cominciamo da quello originario: azzurri. Esso si identifica ancora di più oggi con la nazionale di calcio dopo la vittoria ai mondiali e sembrerebbe così il partito più di Cannavaro che di Berlusconi. È un termine che riguarda la fortunosa nascita di Forza Italia dall'unica esperienza nazionale vissuta dagli italiani, quella della nazionale di calcio. Fu allora una grande intuizione, perché il calcio rappresentava quello che rimaneva del sentimento nazionale e anche della religione comune degli italiani.
Forza Italia è stata definita partito di centrodestra, ma ad essa non conviene né il termine di centrista, che è stato preso dall'Udc e dall'Udeur, né il termine di destra, che fa parte del patrimonio di An. La definizione di Forza Italia è data quindi dal binomio centrodestra, che però, appunto perché è un binomio, non disegna quella chiara identità che i due termini indicano come separata. Però non si può fare altrimenti.
Il termine di moderati è stato usato quando si parlava di un matrimonio con l'Udc, perché il partito postdemocristiano di centrodestra, per ragioni inerenti alla sua storia, è ricco di identificazioni politiche.
Il termine più comune per la definizione di Forza Italia è quello di liberale, ma esso non è usato dai cattolici che mantengono per ragioni storiche la difficoltà a definirsi cattolici liberali. Eppure sarebbe il nome giusto per un partito che ha assunto, nella leadership di Berlusconi, la libertà economica e la proprietà privata come elementi fondanti dei diritti di libertà e dell'autonomia della persona. «Libertà e proprietà» non fanno parte solo della dottrina di John Locke, ma sono patrimonio della prima forma della dottrina cristiana della Chiesa. I cattolici di Comunione e liberazione preferiscono il nome di sussidiarietà, ma questa parola, anche nell'accezione di Pio XI, non indica i diritti di una persona umana ma una organizzazione del corpo sociale, una gerarchia delle fonti di diritto e del potere sociale. Così il termine serve per giustificare il federalismo, ma non la piccola e media impresa di proprietà privata, viste come spazio della autonomia della persona. Eppure questa realtà, come si è visto nella campagna elettorale di Berlusconi, è il punto di riferimento del nostro elettorato, mentre la linea della sinistra è proprio quella di comprimere lo spazio del privato e limitare il diritto di proprietà.
Per questo sarebbe bene che anche i cattolici accettassero la definizione di Forza Italia come partito liberale, inteso appunto come primato delle istituzioni che riguardano la persona e, quindi il diritto privato, come elementi fondamentali di riferimento contro lo statalismo e il fiscalismo invadente della sinistra.
Il termine «nazionale» potrebbe essere usato anche come riferimento in alternativa al termine «europeo» e soprattutto in riferimento all'identità culturale e storica.
Si potrebbe definire Forza Italia un partito cristiano liberale? Questa sarebbe la definizione che preferirei, essa sarebbe molto diversa da quella di democrazia cristiana e, peggio ancora, da quella di cattolico democratico, coniata dalla sinistra. Farebbe riferimento, non alla appartenenza alla Chiesa, ma alla civiltà cristiana come propria del nostro Paese anche nelle sue componenti laiche non giacobine. Sarebbe esattamente il senso inteso da Benedetto Croce quando scrisse «non possiamo non dirci cristiani». Indicava la civiltà e non la Chiesa come tale.
Un altro termine su cui sarebbe bene definirsi, soprattutto oggi con il governo della sinistra, è quello di occidentale su cui giustamente ha così insistito Marcello Pera.
Dovrebbe essere aperto un dibattito sui temi della vita per trovare un punto di convergenza reale tra cattolici e laici perché anche i laici, che accettano il principio di libertà, non possono accettare senza limiti il principio di modificazione biologica della vita umana.
Occorre procedere a una definizione di Forza Italia nei suoi contenuti ideali, intesi come principi e non genericamente come valori. Occorre distinguere e definire per fare veramente il partito di Forza Italia.


Gianni Baget Bozzo
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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