Alcuni quotidiani hanno riportato con enfasi, l11 settembre, la notizia delle «18 nuove città metropolitane» previste dal Prg, usando il termine «metropolitano» in modo assolutamente opposto al suo significato reale: lunificazione in un organismo urbanistico e amministrativo unitario di un ampio territorio comprendente una grande città e molti Comuni circostanti legati a essa. Ma le «18 centralità urbane» ancora una volta illustrate dallassessore capitolino allUrbanistica, Roberto Morassut, alcune delle quali in costruzione e in aree esterne o marginali alla città, in difformità dal Prg vigente e scelte in modo episodico e avulso da un disegno urbano unitario, rappresentano piuttosto un immaginario policentrismo. Un modello che limitato al territorio comunale, anche se funzionasse produrrebbe un effetto negativo e contrario agli obiettivi della «città metropolitana», che dovrebbe realizzare il policentrismo in un più ampio territorio intercomunale. Mentre così, al contrario, si richiamerebbero nella città interessi, popolazione, congestione e inquinamento che la nuova dimensione metropolitana assunta negli ultimi decenni sembrava finalmente poter diluire nel più vasto territorio intercomunale circostante, riorganizzato secondo un modello metropolitano.
Non voglio qui tornare sulle «centralità urbane» previste nel nuovo Prg, sulla cui casualità di localizzazione (per non fare valutazioni peggiori) e di contenuti mi sono già espresso, dimostrando le abissali differenze con il policentrismo e le relative strutture che io proposi nei primi anni 70 per esaltare il decentramento amministrativo. Lelencazione delle centralità magnificate attraverso i nomi altisonanti (?) dei progettisti (di moda), mi sembra sufficiente per dimostrare il disordine complessivo che ne risulterà per lassetto della città.
(*) Urbanista
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