Gianni Pennacchi
da Roma
Botta e risposta fulminei e alla panna acida, tra la Farnesina e il ministero degli Esteri iraniano. Oggetto, ancora la manifestazione di solidarietà ad Israele tenutasi giovedì a Roma sotto lambasciata dellIran: ieri Teheran se lè presa con le motivazioni addotte da Gianfranco Fini per spiegare la sua mancata partecipazione alla fiaccolata, un linguaggio «non compatibile» con il suo ruolo e con «la gloria e lonore» del nostro Paese, rimprovera il ministero degli Esteri iraniano. Immediata la replica della Farnesina, che respinge al mittente il messaggio, giudicando «inaccettabili» tali «lezioni di comportamento» e insiste: è lIran che «inevitabilmente isola se stesso».
Ricorderete come Fini si fosse convinto a partecipare alla manifestazione dopo la nota di protesta consegnata al nostro ambasciatore. Più tardi però, il ministro degli Esteri ha deciso di soprassedere, per evitare rischi di «conseguenze lesive dei nostri interessi nazionali e della sicurezza dei nostri connazionali». Per questa stessa ragione, nessun esponente del governo e delle istituzioni era andato in Via Nomentana. Quella motivazione però non è piaciuta al governo iraniano, e ieri mattina Hamid Reza Asefi, portavoce del ministero degli Esteri, in una conferenza stampa lha bollata a fuoco. Con la durezza totalizzante tipica degli integralisti, il portavoce ha definito quello del nostro ministro «un linguaggio non compatibile con il suo ruolo e con la gloria e lonore della nazione italiana», rimproverando che «qualcuno ha smarrito il senso della propria posizione nella realtà». Con sufficienza, ha poi spiegato: «Che andasse o non andasse alla manifestazione, per noi non era importante. E non deve pensare che sarebbe accaduto qualcosa di speciale. Lospitalità iraniana è ben conosciuta nel mondo e a nessuno straniero è mai stato mancato di rispetto. Al contrario, lostilità nei confronti degli stranieri e della religione musulmana è qualcosa che viene dallOccidente».
Sì, da raccontare agli ostaggi presi nellassalto allambasciata americana di 26 anni fa. Ma non era stato proprio il vicepresidente iraniano Parviz Davoudi a «consigliare» al nostro ambasciatore di «non cadere nelle trappole delle lobby sioniste», ricordandogli che «lItalia è il primo partner commerciale in Europa della Repubblica islamica»? Serafico, Asefi puntualizza che non è nelle intenzioni di Teheran «prendere misure affrettate», però «è evidente che le relazioni politiche ed economiche saranno bilanciate e connesse le une con le altre».
Immediata la replica della Farnesina: «Il ministro Fini non può certo accettare lezioni di comportamento provenienti da un portavoce estero.
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