Milano - Dopo aver pianificato e compiuto omicidi in nome di una battaglia politica da scrivere con il sangue le nuove Br tornano a farsi vive, questa volta con le parole. Parole pesanti e inquietanti. "Sei un massacratore di operai", gridano dalle gabbie gli imputati del processo milanese alle nuove Br contro il professor Pietro Ichino che sta testimoniando davanti alla Corte d’assise come parte lesa perché, da alcune intercettazioni, erano emerse particolari "attenzioni" dei presunti brigatisti proprio su di lui.
Gli insulti "Vergogna, siete una banda di sfruttatori. Il qui presente Ichino si è costruito la propria carriera criminalizzando i lavoratori", ha sostenuto in una dichiarazione spontanea l’imputato Davide Bortolato, prima che cominciasse la deposizione del professore che, secondo l’accusa, era tra gli "obiettivi umani" del gruppo del Partito comunista politico-militare. Queste e altre dichiarazioni accompagnate da qualche applauso dal pubblico hanno costretto la corte a ritirarsi dall’aula per consentire agli agenti di polizia penitenziaria di individuare esattamente quanti tra gli imputati sono intervenuti e scortarli fuori dall’aula.
Allontanati dall'aula Il presidente della Corte d’assise Luigi Cerqua ha ordinato alla polizia penitenziaria di allontanare gli imputati dall’aula "perché così non si può tenere l’udienza".
Sotto protezione dal 2002 Il giuslavorista e senatore del Pd aveva raccontato la sua esperienza di persona sotto protezione dal marzo 2002, subito dopo l’omicidio di un altro giuslavorista, l'autore del "Libro Bianco" Marco Biagi.
Cappa di piombo "Mi sono costituito parte civile - ha spiegato Ichino in aula - perché la questione non riguarda solo la limitazione della mia libertà, il problema è il clima di intimidazione permanente, la cappa di piombo sull’intero Paese che impedisce un libero dibattito sui temi del lavoro. La situazione è tale che anche chi dissente da me è meno libero di affermare le sue posizioni".
Erano presenti anche a lezione "La loro presenza - afferma Ichino parlando delle nuove Br - è sempre stata evidente anche in aula, anche quando tenevo lezioni o dibattiti o quando ero nella mia stanza personale. E questo significava notificare a tutti, anche agli studenti, che io sono uno che dice cose per le quali c’è chi lo vuole far fuori. E questo limita e altera il rapporto di docente".
Giuslavoristi nel mirino "Non sono solo io - ha spiegato Ichino - tutti i giuslavoristi sono stati minacciati e lo sono tuttora. La difesa insiste sul fatto che, nel mio caso, il danno per me non ci sia stato non mi hanno sparato e quindi di cosa ti lamenti. Non sono solo io - ha proseguito - tutti i giuslavoristi sono stati minacciati e sono tuttora minacciati".
Riforme ingessate "La tensione violenta - ha concluso il professore - rischia di ingessare le riforme". Ichino ha precisato che non intende minimamente attribuire la responsabilità di questa tensione ai sindacati e, a proposito di chi ricorre alla violenza, ha detto che si tratta di persone "isolatissime".
Schifani Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha raggiunto telefonicamente il senatore Ichino per esprimergli solidarietà: "È intollerabile che un coraggioso parlamentare, alto protagonista del giusvalorismo, possa essere minacciato da rappresentanti di una frangia espressione di quel torbido estremismo che ha sottratto alle loro famiglie e all’intero Paese grandi e coraggiosi protagonisti del mondo riformista del lavoro. Non c’è dubbio che ancora oggi debba rimanere alta l’attenzione sugli eventuali pericoli che vicende, apparentemente marginali, possano essere l’inizio di fenomeni degenerativi".
Solidarietà bipartisan "E' un fatto gravissimo - afferma il segretario del Pd Walter Veltroni - tanto più grave perché avviene nell'aula di un tribunale". Osvaldo Napoli, vicepresidente alla Camera del Pdl: "Ichino ha risposto nel migliore modi, con il suo commento sul rinnovo dei contratti ricordando a tutti che se non li fanno i sindacati e gli imprenditori li faranno i fatti. Ha dato così una lezione di riformismo e di coerenza, ma soprattutto di coraggio intellettuale e civile". Riccardo De Corato, deputato del Pdl e vice sindaco di Milano, parla di "atto intimidatorio inquietante e intollerabile, che ripropone la necessaria disattivazione di quei centri sociali che fungono da brodo di coltura per l’eversione anarco-insurrezionalista".
Bonanni "Non abbassare la guardia" "L’Italia ha sconfitto il terrorismo con le armi della democrazia, della libertà e con una straordinaria partecipazione dei lavoratori - dice il segretario della Cisl Raffaele Bonanni -. Non esiste alcun alibi per questi terroristi che vorrebbero riportare indietro le lancette della storia del nostro paese".
Le Nuove Br Ufficialmente non hanno nulla a che vedere con le Br storiche, quelle che insanguinarono il Paese tra gli anni Settanta e Ottanta. Eppure si collocano, idealmente, nel solco di quella criminale tradizione. Hanno già colpito e ucciso due professori. Due uomini che, in qualità di esperti, lavoravano per lo Stato come consulenti del lavoro: Massimo D'Antona, ucciso nel 1999, e Marco Biagi, colpito a morte nel 2002. Nel 2003 la clamorosa sparatoria, sul treno, dove morì Mario Galesi e fu catturata la sua complice, Nadia Desdemona Lioce. In quell'occasione rimase ucciso l'agente Polfer Emanuele Petri. Analizzando i file criptati dell'agenda elettronica della Lioce furono individuati e arrestati altri componenti delle nuove Br.
Una donna, Cinzia Banelli (la "compagna So") decise di collaborare con la giustizia.Gli ultimi arresti L'ultimo capitolo risale al febbraio 2007, quando vengono arrestati quindici presunti militanti delle Nuove Br. Fra questi sette erano sindacalisti della Cgil, subito sospesi.
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