
Non volevo scriverne, giuro, solo che mi sono arrivati troppi messaggi, perfino del mio migliore amico Zyo: “Ma hai letto questa storia dell’astronave, mi compare ovunque, c’è anche su Focus”. Gli ho detto che Focus vale quanto Discovery Channel, effettivamente però la “notizia” dell’astronave si sta diffondendo anche sui social, Tik Tok e Instagram soprattutto.
E allora niente, eccomi qua, di nuovo, tanto questa cosa ormai è ciclica, ogni qualche mese salta fuori un oggetto cosmico che potrebbe distruggerci, oppure, peggio: non è detto che non sia artificiale.
Io, e chi mi segue lo ricorderà, sull’asteroide 2024 YR4 ho scritto quattro o cinque pezzi, perché ogni giorno cambiava traiettoria (o meglio ogni giorno la calcolavano diversamente), sicché prima avrebbe colpito la Terra nel 2032, poi forse no, poi magari sì senza troppa convinzione, infine la Luna (e lì l’interesse si è sgonfiato, di un altro cratere sulla Luna frega un tubo a nessuno, per quanto qualcuno ha provato a lanciare un allarme asteroide sulla Luna, come se ci fosse già una colonia umana).
In ogni caso in questi giorni è il turno della cometa interstellare 3I/ATLAS, che qualcuno ha già ribattezzato “astronave aliena” solo perché passa vicino a Venere, Marte e Giove come se avesse impostato il GPS galattico su un tour panoramico. C’è questa naturale tendenza a credere che se qualcosa arriva dallo spazio debba per forza avere un’intelligenza dietro (sempre superiore, l’uomo immagina sempre esseri superiori), un piano misterioso, un’origine segreta e in realtà… è una cometa. Passerà una volta sola nel Sistema Solare, non si avvicinerà mai davvero alla Terra e non ha nemmeno una coda spettacolare. Anzi, al momento non si rileva nessuna attività cometaria significativa, nessuna emissione di gas o polveri, il che la rende meno fotogenica. Ha un’orbita iperbolica, quindi viene da fuori e uscirà per sempre, con un’inclinazione retrograda rispetto al piano orbitale, e sta passando casualmente, come ho detto, vicino a Venere, Marte e Giove, come può succedere in milioni di combinazioni orbitali. Non ci sono manovre, né piani, né rotte intelligenti, né segnali, solo un corpo ghiacciato vecchio miliardi di anni che incrocia il nostro campo visivo per qualche settimana e non solo. Se fosse un asteroide di 20 km di diametro sarebbe rarissimo (i due oggetti interstellari precedenti, ‘Oumuamua e 2I/Borisov, erano molto più piccoli), eppure non ci sono nemmeno segni di riflessione anomala, tantomeno cambi di traiettoria né struttura visibile. Non emette segnali, non lampeggia, non fa niente se non scatenare la solita sindrome ufologica da orgasmo alieno. Sorry guys, come direbbe la mia filosofa preferita, Chiara Ferragni, è semplicemente quello che è: un oggetto freddo, naturale, probabilmente composto da ghiaccio e roccia, nato in qualche altra nube di formazione stellare, molto lontano da qui, però la cometa silenziosa non scatena l’algoritmo.
Così, come già successo con ‘Oumuamua, torna il professore Avi Loeb dell’Università di Harvard, che ha fatto dell’ipotesi aliena il suo personal branding, secondo lui 3I/ATLAS potrebbe essere tecnologia extraterrestre, magari un veicolo di esplorazione, magari no. Il suo studio (non peer-reviewed) lo ammette chiaramente: è un esercizio pedagogico, non un’affermazione di fatto. Nello studio si dice che la traiettoria è interessante, che l’oggetto è grande, che la sua inclinazione è bassa, che forse potrebbe anche essere qualcosa, però nel dubbio resta una possibilità remota (“possibilità remota” è la risposta che otterrete da uno scienziato anche chiedendogli se potrebbe esserci l’asta di Freddie Mercury su Mercurio), e come sempre, la realtà resta più semplice.
Insomma, 3I/ATLAS è una cometa, non ci invia segnali, non ci osserva, non ci minaccia, non ci salverà, sta solo passando e senza sapere nemmeno che esistiamo.
Comunque, mentre aspettiamo catastrofi cosmiche, invasioni aliene o rivelazioni dal cielo, possiamo stare tranquilli, come specie ci distruggeremo prima da soli, ce la stiamo mettendo tutta (a me personalmente interessa poco anche questo, tanto non ci sarò).