Nuove frontiere

La sfida del "capitalismo stellare"

Marcello Spagnulo in "Capitalismo stellare" parla dei nuovi paradigmi della corsa allo spazio lanciata dai multimiliardari e delle conseguenti rivalità geopolitiche tra Stati

La sfida del "capitalismo stellare"

Il "capitalismo stellare" è la nuova frontiera della Space Economy di cui molto si parla in questi anni. Rappresenta la coniugazione tra nuova corsa allo spazio, innovazione tecnologica, rivalità geopolitica e filiere strutturate che si va creando sulla spinta di grandi potentati pubblici e apparati privati come l'impero dei miliardari Elon Musk e Peter Thiel negli Stati Uniti. Ne é convinto Marcello Spagnulo, che proprio Capitalismo stellare intitola il suo saggio più recente, un'interessante analisi che porta il lettore in viaggio attraverso la frontiera infinita della nuova corsa allo spazio.

Per Spagnulo il "capitalismo stellare" è la cifra distintiva della nuova corsa allo spazio. In cui come novelle Compagnie delle Indie le potenze del capitalismo di frontiera plasmano l'innovazione, lo sviluppo delle tecnologie, l'ibridazione tra l'intelligenza artificiale, i software più avanzati e i flussi di dati. Contribuendo al successo delle proprie nazioni e spesso supplendo ad esse. Difficile distinguere tra SpaceX e le missioni scientifiche della Nasa, quando si tratta del servizio offerto dai Falcon come primo sostituto dello Shuttle per un accesso autonomo degli Usa alle orbite. Difficile tracciare al contempo confini precisi tra la Russia e Roscosmos. Pressoché impossibile capire se nella guerra in Ucraina i terminali Starlink che stanno piazzando l'Internet a basso prezzo alla cittadinanza ucraina e i satelliti Maxar che costruiscono un'immagine del campo di battaglia siano frutto di inventiva privata o proiezione delle forze Usa.

Nella nuova corsa allo spazio viene meno anche quel sottofondo di narrazione romantica che pure ha alimentato la sua precedente versione. Imprese come il volo di Jurij Gagarin del 1961 e lo sbarco sulla Luna del 1969 possono, a decenni di distanza, essere giustamente annoverati tra i patrimoni comuni dell'umanità. Oggi, nota Spagnulo, "i capitalisti stellari si sono lanciati in quella che viene, con enfasi forse eccessiva, chiamata come nuova corsa allo spazio non per esplorare o far avanzare la conoscenza scientifica, ma per monopolizzare e commerciare, cioè per meglio sfruttare, le risorse extra-terrestri e creare nuovi business globali sulla Terra" sfruttando le infrastrutture dati, la pervasività delle nuove tecnologie, la fame di sviluppo dei governi, l'ambizione di dominio degli Stati.

Rispetto al passato fanno sentire il loro peso nuovi paradigmi tecnologici, industriali, produttivi e il tema più disruptive, quello dell'intelligenza artificiale. La nuova corsa del capitalismo stellare esalterà l'ingegno umano o servirà in ultima istanza allo sfruttamento dell'uomo sull'uomo? Spagnulo se lo chiede. Il saggio parla al contempo di scienza, tecnologia, geopolitica e filosofia, perché chiamando ai grandi insegnamenti della fantascienza riprende anche l'atavico pensiero che vede lo spazio come fonte di inesorabili minacce. Non più invasori alieni o asteroidi, in questo caso, ma l'opzione di un tutti contro tutti spaziale e lo sdoganamento di Ia senza regole, dinamiche competitive a tutto campo e sfide tra potenze trasferite tra le orbite pone l'umanità e le nazioni difronte al dilemma del "Che Fare?" applicato alla sfida del capitalismo stellare. Come regolare le ricadute terrestri delle scelte sullo spazio? Come evitare un Far West nelle orbite nella corsa alle posizioni geostazionarie, all'internet via satellite, al dominio spaziale dei campi di battaglia? Le domande riguardano tutti noi e sono ancora senza risposte.

Spagnulo pone riflessioni importanti ricordando che "questioni come i diritti di proprietà dei corpi celesti, la conflittualità geopolitica o la sovranità politica e economica degli Stati rispetto alle corporation sono temi intergenerazionali perché oggi sono visti in un certo modo, ma potrebbero apparire molto diversi tra qualche decennio" e lasciando senza regole questo caos "difficilmente riusciremo a trovare l'equilibrio a lungo termine tra il bene comune e l'interesse privato sia nel nostro pianeta che al di fuori di esso". Inseguendo un limite al capitalismo stellare che oggi continua a svilupparsi anarchico e ipertrofico, sostituendo agli Stati l'oligopolio umano.

Con tutte le conseguenze problematiche del caso.

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