Il premier israeliano Benjamin Netanyahu cerca invano di disinnescare la grave crisi con gli Stati Uniti che ancora ieri hanno definito «un insulto che allontana la pace» e «un affronto» il via libera - dato proprio alcuni giorni fa durante la visita del vicepresidente Usa, Joe Biden - a un nuovo piano edilizio ebraico a Gerusalemme Est.
Lannuncio degli israeliani aveva messo in grave imbarazzo Biden, arrivato in Israele con il dichiarato intento di far ripartire il processo di pace con lAnp (Autorità nazionale palestinese). E aveva mandato su tutte le furie i palestinesi.
Davanti ai titoli allarmati e agli attacchi che gli ha rivolto la stampa israeliana dopo la prima dura reazione, venerdì, del segretario di stato Usa Hillary Clinton, Netanyahu aprendo la seduta del governo ha esortato «alla calma e al sangue freddo», ammettendo di nuovo che lannuncio del piano edilizio durante la visita di Biden «è stato un incidente deplorevole e non intenzionale», che «ci ha danneggiato e sicuramente non avrebbe dovuto verificarsi».
Netanyahu ha tentato di limitare i danni nominando una commissione che per il futuro vigili sul rischio del ripetersi di simili situazioni. Ma non sembra che ciò possa bastare agli Stati Uniti, che lasciano intendere di volere il congelamento sine die di tutti i piani di espansione edilizia negli insediamenti in Cisgiordania e a Gerusalemme Est.
I palestinesi infatti hanno condizionato lavvio dei negoziati di pace indiretti con Israele, per i quali gli Usa si sono molto spesi, proprio al blocco delle edificazioni.
Da Washington anche ieri hanno continuato a soffiare in direzione di Israele venti tempestosi.
«Nuovi insediamenti, Netanyahu ci insulta»
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