Franco Fayenz
Il jazz è di casa a Roma da quando è stato inaugurato lo spazio splendido, al chiuso e allaperto, della Casa del Jazz. Non è soltanto un facile gioco di parole. Dallo scorso 21 aprile, in viale di Porta Ardeatina 55 cè di tutto: concerti di jazz primigenio e futuribile, proiezioni rare, lezioni, incontri, dibattiti, e si possono acquistare libri e dischi ad hoc altrimenti introvabili. Adesso ha avuto luogo anche lottava edizione del festival «Una striscia di terra seconda», appena terminato dopo sei sere consecutive di ottima musica e di notevole partecipazione del pubblico. Il titolo insolito esige una spiegazione: striscia vuol dire bordo, margine. Ci si muove sulla breccia, sconfinando spesso oltre i limiti rassicuranti della tradizione per avventurarsi in territori sconosciuti. I direttori artistici sono Paolo Damiani e Armand Meignan, il che significa che il festival è una manifestazione franco-italiana di jazz e musiche improvvisate, allinsegna della grande fraternité. Si sono confrontati il Quartetto di Alberto Mandarini e la suite Africaine di Louis Sclavis; la Jazz Migration di Pascal Maupeu e la Band di Tiziana Ghiglioni che ha cantato un commosso omaggio allindimenticabile Luca Flores; il Trio di Denis Colin e la charmediterranéen Civica Jazz Band diretta da Enrico Intra, nobilitata da un progetto multimediale di Roberto Masotti; il Quintetto di Jean-Louis Pommier e il Duo Cederna-Petrin; il Duo Tortiller-Godard e il Trio Girotto-Servillo-Mangialavite. Dalle continue sollecitazioni al confronto sono derivate musiche nuove, nel segno del migliore jazz europeo.
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