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Nuovo agguato a Nassirya ucciso un soldato italiano

Alle 21.35 un ordigno comandato a distanza ha colpito un gippone di scorta a un convoglio britannico cento chilometri a nord della città

Fausto Biloslavo

Un morto e quattro feriti, di cui uno in gravissime condizioni, è il bilancio del nuovo attentato contro i militari italiani in Irak. Ieri sera alle 21.35 (le 19.35 in Italia) una pattuglia della Task Force Alfa, del nostro contingente nella provincia di Dhi Qar, stava scortando un convoglio britannico. Una trappola esplosiva attivata a distanza ha investito il primo veicolo italiano con a bordo i militari del 152° Reggimento fanteria Sassari, che sta concludendo il suo turno di impiego a Nassirya. Il mezzo era un Vm 90, un gippone, non un blindato, con alcune lastre di protezione, ma «aperto». Durante le scorte l’autista e un altro militare stanno davanti, altri due dietro e un soldato imbraccia la mitragliatrice pesante in «ralla», la botola sopra il mezzo. L’ordigno ha ucciso il primo caporalmaggiore Alessandro Pibiri, nato a Cagliari nel 1981. Il caporalmaggiore Luca Daga, nato a Carbonia in provincia di Cagliari 28 anni fa, è in gravi condizioni. I tre militari feriti, che non rischiano la vita, sono il caporalmaggiore scelto Fulvio Concas, 30 anni, il tenente Manuel Pilia, 26 anni ed il primo caporalmaggiore Yari Contu, 29 anni, tutti della provincia di Cagliari. Con il convoglio, come accade sempre quando si tratta di missione a lungo raggio, c’era anche un’ambulanza. Il personale medico ha prestato immediatamente soccorso ai feriti e dalla base di Tallil, dove sono acquartierati i 2600 soldati italiani, si è levato in volo un elicottero HH 3F dell’aeronautica militare. L’elicottero ha evacuato i feriti, che sono stati ricoverati all’ospedale da campo italiano Roll 2 a Tallil.
La missione della pattuglia colpita era scortare un convoglio logistico degli inglesi che dalla confinante provincia di Maysan doveva raggiungere Tallil. L’attentato è avvenuto ben cento chilometri a nord di Nassirya, quasi al confine della provincia di Dhi Qar sull’unica strada praticabile diretta verso nord, che passa attraverso cittadine come As Shatra, Ar Refai e Qalat Sukar, tutte roccheforti degli estremisti sciiti dell’Esercito del Mahdi e di altri gruppi minori. Secondo fonti d’intelligence citate dall’agenzia di stampa AdnKronos, dietro l’attentato «non è detto che ci sia un disegno politico» teso a condizionare il calendario del ritiro delle truppe italiane dall'Irak. «La dinamica dell'accaduto non è ancora chiarita del tutto», precisano le stesse fonti.
La prima impressione è che «l'Italia sia un bersaglio di per sé, vista come una forza di occupazione». Inoltre la trappola esplosiva ha colpito gli italiani, che scortavano un convoglio inglese. Forse l’obiettivo erano proprio i britannici, che comandano la zona sud con capoluogo Bassora, dove è stato imposto il coprifuoco. I soldati inglesi sono ai ferri corti con le milizie sciite e si trovano ben più nel mirino dei terroristi rispetto agli italiani.
Una delle minacce più serie nella provincia di Dhi Qar è sempre stato l’Esercito del Mahdi, il braccio armato di Moqtada al Sadr, il piccolo Khomeini iracheno. Il suo movimento è diviso in tre spezzoni: una parte fedele alla linea del capo, un’altra finanziata dall’Iran ed una terza composta da avanzi di galera pronti a tutto. Durante i momenti di tensione con gli estremisti sciiti la strada dove sono stati colpiti gli italiani era impraticabile. All’ingresso di ogni cittadina lungo il percorso i miliziani del Mahdi organizzavano posti di blocco.
La provincia di Dhi Qar, come tutto il sud del Paese, subisce l’influenza dell’Iran. Durante gli ultimi pellegrinaggi sciiti, un paio di mesi fa, grazie alle processioni verso le città sante di Najaf e Karbala si sono infiltrati nel Paese 160 agenti iraniani. Alcuni hanno incontrato e rifornito di armi gruppi sciiti minori, ma radicati nella provincia di Dhi Qar, come il 15 Shaban. Il movimento ha la sua roccaforte ad As Shatra, lungo la strada dove è avvenuto l’attentato, anche se più a sud rispetto all’imboscata esplosiva. Nonostante la provincia sia a stragrande maggioranza sciita non va dimenticato che esistono enclavi sunnite, considerate dei nascondigli sicuri. Gli scorsi mesi sono stati arrestati nella zona nord di Nassirya quattro sospetti affiliati ad Al Tawid Al Jihad, una costola di Al Qaida legata al tagliagole Abu Musab Al Zarqawi. La cellula era accusata di aver compiuto attentati nella capitale.


Quando Saddam fa il suo show mediatico durante il processo per crimini di guerra di cui è imputato, nel capoluogo di Dhi Qar circolano volantini che inneggiano al ritorno al potere del partito Baath. Dell’ostica zona di Suq Ash Shuyukh, nel sud della provincia, è originario Abd al Baqi al Sadoon, dell’omonima tribù sunnita, uno dei pochi pezzi grossi del vecchio regime ancora latitante.

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