Conto alla rovescia per l'Artigiano in Fiera, da sabato (fino all'8 dicembre) in Fiera a Rho. Antonio Intiglietta, Presidente di Gestione Fiere perché quest'anno avete scelto come tema «Essere artigiano è una scelta di vita».
«I giovani sono una presenza significativa alla nostra fiera. La maggior parte ha una formazione alta, sono laureati, magari hanno fatto esperienza in giro per il mondo. Poi però sono tornati a prendere in mano il patrimonio e l'eredità dei propri nonni oppure hanno fatto una loro attività. Mi sono chiesto cosa li ha spinti...»
E?
«E ho capito che stanno facendo una scelta di vita. Hanno deciso che il lavoro fa parte della qualità della vita, che vogliono esprimere le loro sensibilità, passioni, intelligenze e lo vogliono fare dentro un contesto in cui si trovano a loro agio, a volte tornando nei loro paesi. Ma con una mentalità diversa, tecnologie nuove, le competenze specifiche di marketing, di packaging e comunicazione che i loro padri non avevano. E con un'attenione alla materia prima, perchè ci tengono al rispetto della natura, di loro stessi e anche delle persone a cui i loro prodotti sono rivolti».
Si sta delineando una figura di nuovi artigiani?
«C'è un mondo che deve cambiare il suo destino, perchè ha ragione Papa Francesco quando dice che non siamo in un'epoca di cambiamento ma in un cambiamento d'epoca. Ecco, c'è una cultura di economia del lavoro che dentro una parte del mondo artigiano esprime una scala di valori un po' diversa da quella a cui per molti decenni siamo stati abituati, cioè università-carriera-profitto-ricchezza. È la tradizione che diventa contemporanea. Non dobbiamo più immaginare l'artigiano come un mastro Geppetto in un vecchio laboratorio. Qui parliamo di persone che utilizzano tecnologie di altissimo livello».
Non lo vede quindi come un settore a rischio?
«Vorrei fare questo paradigma. In America tra un canyon e un altro ci sono delle anse enormi con le bancarelle delle vecchie tribu indiane che vendono i loro amuleti. Mi sono chiesto se la fiera dell'artigianato nel tempo diventerà l'ansa del parcheggio di questa grande autostrada dello sviluppo dell'economia del futuro, marginale e con prodotti del passato? Beh non è così. E in Fiera lo si vede. Anzi è la novità, è l'avanguardia. È il futuro di una concezione economica a dimensione umana. Infatti si chiama l'Artigiano in fiera e non l'artigianato. Al centro c'è la persona. Un concetto che vale per tutto il mondo».
Qual è il Paese dell'Anno?
«Quest'anno abbiamo una doppia inaugurazione, nei padiglioni di Arabia Saudita e Algeria, uno tra i paesi più ricchi del nord Africa con ben 80 artigiani. L'Arabia Saudita arriva con 33 artigiani della loro scuola di arti e mestieri. Abbiamo anche 7 nuovi paesi che vanno dall'Oman alla Finlandia».
I conflitti hanno limitato qualche arrivo?
«Assolutamente no. Viene l'Ucraina con gli artigiani che lavorano dentro la guerra, i russi, palestinesi e israeliani, la Siria. Anzi vengono perchè siamo un elemento che li può aiutare».
L'Artigiano è un giro del mondo in 9 giorni, ormai tradizione natalizia milanese. I numeri?
«Sempre in crescita, 90 paesi, 2800 artigiani, oltre 600 in più con lista di attesa perchè ci interessa non tanto la quantità ma la qualità di chi viene a esporre».
In questo Milano resta sempre attrattiva?
«Ma certo. Tante volte mi hanno chiesto di spostare la fiera in altri paesi. Ho sempre detto di no perchè l'unicità di questa città di accogliere, di valorizzare quello che c'è di bello e buono nella capacità creativa dell'uomo, è unica. Non è un caso che questa fiera sia nata qui».
Nonostante le sue difficoltà proprio per i giovani?
«Abbiamo passato troppi anni pensando che le attività tecniche o manuali fossero a un livello più basso rispetto a quelle intellettuali. Ci stiamo rendendo conto che non solo non è così ma genera un danno inenarrabile allo sviluppo dell'economia. Certo Milano ha bisogno di diventare più ospitale.
Bisogna fare le case per ospitare i giovani per esempio. Quante aree pubbliche ferme da decenni potevano diventare l'occasione formidabile per dare questa risposta? Insomma, rimaniamo milanesi. Bisogna parlare di meno e fare di più».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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