Roma - Miracoli del Fisco. Venerdì scorso, al Consiglio dei ministri, Tommaso Padoa-Schioppa annuncia che nel 2008 l’aumento «spontaneo» delle entrate sarà di 4,5 miliardi. Nel primo pomeriggio di ieri, il ministero dell’Economia (lato Finanze) annuncia che a settembre le entrate tributarie sono cresciute di quasi il 18%, 6,4 miliardi. Nelle bozze di manovra che circolano si parla di una finanziaria da 10-11 miliardi, garantiti da 6,05 miliardi di maggiori entrate «spontanee» e da 4,6 miliardi di tagli. In due giorni, quindi, il gettito tributario stimato per il 2008 è cresciuto di un miliardo e mezzo. Per poterlo utilizzare, però, il governo deve ufficializzarlo. E lo deve fare con il Bilancio di assestamento: la settimana scorsa il sottosegretario all’Economia Nicola Sartor aveva presentato un emendamento con il quale lo faceva salire di 5,5 miliardi.
Al Senato, lo stesso sottosegretario annuncia che il «tesoretto» contabilizzato in Bilancio sarà da 7,9 miliardi (di cui due da minori spese). Nonostante questa lievitazione «naturale» delle entrate e dall’abbassamento della stima di crescita del pil dall’1,9 all’1,5% (annunciata anch’essa venerdì scorso da Padoa-Schioppa), il ministro assicura che la pressione fiscale nel prossimo anno non aumenterà. Infatti, una parte del maggior gettito verrà speso. Lo dicono le tabelle illustrate venerdì al Consiglio dei ministri. Senza alcuna manovra, nel 2008 il deficit sarebbe stato pari all’1,9% del pil. Con la Finanziaria peggiorerà al 2,2%. Insomma, la Finanziaria serve per aumentare il deficit. Ma non è l’unica «anomalia» di questa operazione di bilancio. Accanto alla Finanziaria propriamente detta da 10,6 miliardi, il governo conta di presentare uno o più disegni di legge che considera «politicamente» agganciati alla manovra ed un decreto legge di spesa. In uno di questi ddl dovrebbe finire il pacchetto sul welfare, che comporta maggiori spese (anche per il superamento dello scalone previdenziale) per oltre 2 miliardi di euro. Nel decreto legge, invece, dovrebbero essere scaricate su quest’anno 7,5 miliardi di maggiori spese.
Concentrate soprattutto per finanziare investimenti (2,9 miliardi alle Fs, 600 milioni all’Anas, un miliardo per la mobilità di Roma e Napoli). Fin qui, il conto della spesa (l’ammontare complessivo della manovra) arriva a 20,1 miliardi di risorse da reperire. Le stesse bozze di manovra, però, dicono che c’è un miliardo di euro la cui utilizzazione non è ancora definita. Ed arriviamo ai 21 miliardi di manovra. Con un particolare. I 7,5 miliardi di maggiori spese contenuti nel decreto, che trovano copertura con l’extragettito di quest’anno (da qui gli emendamenti al Bilancio d’assestamento, necessari anche per dare sicurezza finanziaria al decreto sul tesoretto), dovranno averla anche nei conti del 2008. Ed anche in questo caso, interverranno le entrate. Ne consegue che quella per il 2008 sarà una manovra fortemente sbilanciata sul lato fiscale.
E con la prospettiva che i disegni di legge collegati (soprattutto quello sul pacchetto welfare) si trasformino alla Camera in un maxiemendamento sul quale chiedere la fiducia, nonostante gli inviti del Quirinale a non ripetere l’esperienza dello scorso anno. Altrimenti da Palazzo Chigi non filtrerebbe l’indiscrezione che il «collegato» sul welfare deve essere approvato durante la sessione di bilancio. Anche perché se così non fosse, il 1° gennaio scatterebbe lo scalone previdenziale. Il pacchetto-casa, poi, rischia di diventare un boomerang per governo e maggioranza. L’orientamento di Padoa-Schioppa è quello di concedere un’agevolazione dell’Ici attraverso una detrazione dall’Irpef: così i Comuni non perdono gettito. Il costo dell’operazione a carico dell’Erario sarebbe di 2 miliardi.
Una cifra «cautelativa» imposta dalla Ragioneria. All’agevolazione, infatti, potrebbero accedere solo i proprietari con bassi livelli di reddito (fra i 25 ed i 40mila euro), senza seconde case, e con appartamenti inferiori agli 80-100 metri quadrati.